Il 22 Novembre, a poco più di un mese dal Natale, si commemora Santa Cecilia, patrona della musica e dei musicisti perchè, si narra, che nel giorno delle sue nozze con il nobile Valeriano, nella sua casa risuonassero organi e lieti canti ai quali la vergine, accompagnandosi, cantava nel suo cuore: “conserva o Signore immacolati il mio cuore e il mio corpo, affinché non resti confusa”.
A Ruvo un’interessante raffigurazione della santa è presente nella chiesa del Purgatorio, nella quale fino a qualche decennio fa, nel giorno della memoria della martire si suonavano per tradizione le prime musiche e nenie natalizie.(1)
Il dipinto è collocato sulla volta della navata dedicata alle anime purganti, a ridosso dell’organo. Quest’ultimo fu posizionato sopra la Porta maggiore nel 1714, quando l’arcidiacono Rubini lo acquistò dalla città di Bari per ducati 107 e grana 80, spendendo ulteriori ducati 50 per l’Orchestra.(2) Non è stato possibile verificare se l’attuale organo sia o meno quello di cui riferiscono le fonti.
La santa è raffigurata all’interno di una cornice in stucco ed è rappresentata intenta a suonare un organo a canne. Sulle gambe è poggiato un giglio bianco, simbolo della purezza e della verginità che conservò intatta fino alla morte. Nulla si conosce riguarda all’epoca dell’immagine, comunque collocabile successivamente al 1643, anno di erezione della navata.
L’affresco è la riproposizione di un dipinto di Carlo Dolci, pittore fiorentino attivo nel Seicento e autore di numerose immagini sacre, come la notissima Madonna del dito, continuamente riprese e imitate sino a tempi recenti grazie alla semplificazione dell’immagine e nel contempo al fervore religioso che da essa emana. (3).
La Santa Cecilia all’organo del Dolci, ora alla Gemäldegalerie di Dresda, è un olio su tela ottagonale e risale al 1671. Questa è una delle immagini più felici dell’epoca per l’equilibrio sapiente che si crea fra l’analitica descrizione delle singole cose e l’atmosfera globale del quadro che ha l’intimo sapore della scena familiare.(4)
Il nostro anonimo pittore però non si limitò alla copia del dipinto ma attuò anche alcune piccole modifiche, dettate anche dalla necessità di adattarlo alla cornice all’interno della quale fu chiamato ad operare. Le differenze principali riguardano il fianco dell’organo e la parte inferiore, qui completamente visibili, e una differente colorazione delle vesti. L’immagine è da collocare in un ambito strettamente artigianale e devozionale, insieme ai numerosi tondi e dipinti della volta raffiguranti alcuni santi o eventi legati a culti e devozioni praticate nel tempio.
Note
↩1 | N. Stragapede, Natale sempre più lontano dalle tradizioni popolari, in Il Rubastino, anno XXVI, n. 4, 2006, p. 21 |
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↩2 | Archivio della Confraternita del Purgatorio, Manoscritto d’Inventario, 1729 |
↩3 | M. B. Guerrieri Borsoi, Dolci Carlo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 40, 1991 |
↩4 | M. B. Guerrieri Borsoi, Dolci Carlo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Cit. |