Ruvo si prepara a festeggiare il 16 agosto San Rocco, suo patrono minore.
La devozione a Ruvo è legata alla pestilenza che nel XVI secolo arrivò nella nostra città. Si racconta che il Santo si presentò al primo magistrato e al Vescovo di Ruvo invitandoli a non abbandonare la città poiché, grazie alla sua intercessione, di lì a poco il morbo sarebbe scomparso. Visto l’avverarsi di questo fatto miracoloso, la città fece voto al Santo e nel 1503 gli fu dedicata la Chiesetta nella Piazza del Castello, consacrata dal Vescovo Francesco Spalluzio, nativo di Bisceglie. Anticamente nella Cattedrale, a ricordo di questo miracolo, si cantava un componimento sacro-drammatico dal titolo “Ruvo liberata dal contagio per intercessione di S. Rocco”.
In quegli anni nacque anche la “povera” Confraternita di S. Rocco che sin da allora cura il culto al Santo.
Fino agli anni ’40 del 900 si festeggiava il Santo di Montpellier non solo nella ricorrenza liturgica del 16 agosto ma anche la prima settimana di settembre con sontuosi festeggiamenti che chiameremo “popolari”. Così furono raccontati nel 1857 dal cav. Salvatore Fenicia nella sua “Monografia di Ruvo di Magna Grecia“:
per quella di San Rocco, protettor miracoloso, vi si spende moltissimo. Bande, tamburri, musica chiesastica, salviate; fuochi pirotecnici interminabili, spari, palloni areostatili, corso di cavalli, cucagne, luminazioni, palizzate decorose, ed altre manifestazioni di giubilo vi si spiegan fin dalla vigilia della festa; e concorso immenso di forastica ne aumentano il chiasso ed il brio.
La festa era abbinata anche a quella di Santa Filomena fin quando il culto della martire non venne soppresso. La festività venne poi posticipata alla fine del mese di settembre abbinandola a quella dei Santi Medici: la processione del San Rocco d’argento si svolgeva il 28 settembre, il 29 invece si teneva quella dei Santi Cosma e Damiano. Oggi la processione si svolge il 16 agosto come deciso con decreto di revisione delle processioni nella diocesi emanato dal Vescovo Mons. Donato Negro.
I sontuosi festeggiamenti, raccontati anche da Domenico Andrea Lojodice nel volume “Paysan Cultivateur de Ruvo di Puglia” pubblicato in francese a Parigi nel 1908, ispirarono anche una canzone popolare intitolata “U laminde du scernatire” che evidenzia la drastica contrapposizione tra il povero e il benestante durante i giorni di festa in onore del Santo.
Nelle Chiese cittadine, numerose sono le opere d’arte che raffigurano il patrono minore della Città. Ricordiamo, in particolare, nella Chiesa di S. Rocco, la statua in legno policromo del XVII secolo attribuita a Nicola Antonio Brudaglio e le due statue in pietra sulla facciata e sul campanile; nel Tesoro della Cattedrale, la statua argentea capolavoro dello scultore napoletano Giuseppe Sanmartino del XVIII secolo (datata 1793) e realizzata per iniziativa di canonici del Capitolo Cattedrale e sul verso della croce astile del 1703 il busto del Santo raffigurato a sbalzo sulla base; nella Chiesa del Purgatorio, in un pannello del polittico della Madonna con Bambino, il Santo pellegrino raffigurato accanto a San Sebastiano.
Note rielaborate da scritti pubblicati sul sito web della Confraternita di S. Rocco e sul sito della Parrocchia del SS. Redentore (da quest’ultimo sono tratte anche le foto).