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Via sant’Antonio abate: memoria di una chiesa scomparsa

Via-santantonioÈ affidato alla toponomastica e alle carte d’archivio il ricordo dell’antica chiesa di Sant’Antonio Abate nel centro storico di Ruvo di Puglia.

L’erezione della chiesa è da collocare tra il XV e l’inizio del XVI secolo(1) all’interno di un’area compresa tra la via maggiore (attuale via Veneto/via De Gasperi) e il tratto di mura detto di Giornatella, probabilmente a metà dell’attuale via Sant’Antonio.

L’epoca di edificazione si può evincere da alcune pergamene del 1523, del 1580 e del 1618, conservate nell’Archivio Capitolare, nelle quali si parla di alcuni censi enfiteutici gravanti su case edificate nella strada di S. Antonio, vicino la muraglia.

Dal Partimento della Massa Capitolare del 1776 possiamo evincere che la chiesa confinava con la casa con cellaro(2) e magazeno di Diamanta Berardi, posta alla strada della Piazza (attuale Piazza Menotti Garibaldi).(3) La casa, probabilmente, pervenne al collegio canonicale nel 1703 col testamento di Diamanta Berardi con il quale ella nominò erede universale il Capitolo, con l’obbligo di celebrare in perpetum sull’altare di S. Biagio un numero congruo di messe.(4)

Partimento1La chiesa, forse già dalla sua erezione, era stata sede di un beneficio,(5) che nel 1776 risultava unito col beneficio di san Nicolò Vetere. In quell’anno, infatti, faceva capo al beneficio di san Nicolò Vetere e san Antonio Abbate una cocevola(6) fuori dalla porta del Castello, comune ed indivisa con Giovanni Lorenzo lo Russo.(7)

Partimento2Già in stato di abbandono alla fine del ‘700, la chiesa di Sant’Antonio Abate venne demolita o profondamente trasformata nell’ottocento. (8)

AntoniodiPadovaNelle schede di inventario della Soprintendenza ai Beni Storici e Artistici di Bari,(9) risulta proveniente dalla chiesa di sant’Antonio abate la statua in pietra, alta 135 cm e attualmente posta sul tetto della chiesa dei SS. Medici, già di S. Maria di S. Luca.

Sull’identificazione del santo raffigurato, a causa del cattivo stato di conservazione in cui versa, sono state avanzate nel tempo numerose ipotesi. Francesco Di Palo ha, ad esempio, visto raffigurato san Luca, titolare della chiesa che attualmente lo ospita(10) mentre i compilatori della citata scheda di inventario lo identificavano con un generico sant’Antonio, senza indicare se trattasi del santo di Padova o dell’eremita, propendendo più per quest’ultimo vista la provenienza.

Guardando con attenzione all’opera, è facile comprendere che in realtà si tratta di sant’Antonio di Padova, essendo assenti riferimenti iconografici sia al santo evangelista (bue alato, pennelli o tavolozza da pittore per aver per primo raffigurato la Vergine) sia all’abate (maiale o animali, bastone a forma di “T” con campanello, leone, demonio) e, invece, numerosi quelli alle prime immagini del santo francescano.

La statua in pietra, risalente al XVI secolo e riferibile a un ignoto scultore di ambito meridionale, rappresenta il santo di Padova secondo l’antica raffigurazione: un giovanotto, con la calotta rasata e la chierica, vestito con un saio francescano stretto in vita dal cingolo con i tre nodi simbolo dell’ordine, un libro aperto in una mano (11) e un giglio nell’altra. Assente il bambinello, apparso nell’iconografia del santo a partire dal XVII secolo.(12)

Da questa interpretazione, quindi, è chiaro che la statua in realtà non proviene dalla antica chiesa di sant’Antonio abate ma, forse, dalla stessa chiesa di san Luca dove, peraltro, vi era un altare dedicato a sant’Antonio di Padova(13).

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Nella foto, Piazza Menotti Garibaldi. Sulla sinistra l’ingresso di via sant’Antonio con l’affresco raffigurante alcuni simboli della Passione, oggi purtroppo in parte cancellato e rovinato da scritte di pessimo gusto.

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Note

Note
1 F. JURILLI, Ruvo di Puglia nella preistoria e nella storia, Trani, 1971, p. 296
2 Per cellaro si intende un magazzino sotto un’abitazione o una casetta o ambiente a piano terra o una cantina.
3 Biblioteca Provinciale Bari, Partimento della massa capitolare fatto dai segretari razionali eletti nella città di Ruvo, 1776, Porzione del Can. Adessi
4 F.A. Bernardi, Ruvo Nobile e Magnifica, Ruvo, 2010, p. 70
5 V. PELLEGRINI, Le chiese scomparse di Ruvo, in Il Rubastino, anno I, n. 2, 1969, p. 26
6 Per cocevola si intende un orto, campo in cui crescono bene gli ortaggi.
7 Biblioteca Provinciale Bari, Partimento della massa (cit.), 1776, Porzione del Can. D. Mauro Tambone Razionale
8 F. DE MATTIA (a cura di), Rubi Fortissima Castra, Molfetta, 1997, p. 67
9 Archivio Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Puglia,  Scheda di catalogo n. 16/00005064, Compilatore: C.T.G. Torre del Pilota, 1975
10 F. Di Palo, La chiesa e il culto dei Santi Medici a Ruvo, Terlizzi, 2001, p. 32
11 Forse con iscrizioni non più leggibili. Si vedano ad esempio le statue di Matera e di Laterza.
12 F. Di Palo, Si Quaeris Miracula. Devozione, immagine e immagini di s. Antonio di Padova nella Diocesi di Molfetta – Ruvo – Giovinazzo – Terlizzi, in O. Grieco (a cura di), Culto, devozione e immagine di sant’Antonio di Padova nella Diocesi di Molfetta – Ruvo – Giovinazzo – Terlizzi, Molfetta, 2012, p. 45
13 Informazioni fornite da Cleto Bucci

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