Il 10 Maggio si festeggia l’anniversario del ritrovamento delle sacre spoglie di san Cataldo nella Cattedrale di Taranto, avvenuto nel 1087, mentre si sgombrava la vecchia Cattedrale dalle macerie causate dall’invasione saracena del 927.
Il santo di origine irlandese dal 1483 è divenuto patrono anche di Corato, in seguito a una prodigiosa apparizione dello stesso a un contadino. Il Santo riferì al contadino Quirico Trambotto che la peste, che imperversava in quei tempi, sarebbe cessata se si innalzava una Chiesa nel punto in cui i suoi buoi, il giorno successivo, sarebbero caduti a terra. Il mattino dopo, alla presenza di un gran numero di cittadini accorsi a vedere l’evento miracoloso, il contadino arò e tra lo stupore di tutti, i buoi caddero a terra. In quel luoghi, nei primi anni del XIV secolo fu eretta una chiesa e successivamente anche un convento francescano, l’attuale Palazzo di Città.(1)
Ogni anno numerosi ruvesi si recavano a Corato, nella terza domenica d’Agosto, per devozione nei confronti del santo, i cui prodigi miracolosi ebbero presto eco nelle città vicine. Anche i coratini facevano altrettanto, recandosi successivamente a Ruvo per la festa patronale settembrina di san Rocco e santa Filomena.
Nel 1883, proprio durante i festeggiamenti patronali ruvesi, nel momento in cui la statua di santa Filomena era ferma nell’attuale piazza Dante per assistere al lancio di alcuni piccoli palloni aerostatici, un coratino lanciò una corda in direzione della statua della santa e causò un putiferio: un gruppo di coratini fu accerchiato nella piazzetta antistante la vecchia chiesetta dell’Annunziata e malmenato, molti ebbero qualche osso rotto ed uno fu portato sui carri leggeri, che li aspettavano all’imbocco della via per Corato, in condizioni molto precarie.(2)
I coratini, intrepidi, aspettavano il 10 maggio successivo per vendicarsi ma i ruvesi pensarono bene di dotarsi anch’essi di una statua di San Cataldo, evitando così l’incontro con i cugini coratini.
La statua, ancora oggi posta nella Chiesa di S. Domenico, venne realizzata nei primi mesi del 1884 da cartapestai leccesi con i fondi raccolti grazie a una sottoscrizione pubblica e fu ornata anni anche da una teca-reliquiario in argento posta sul petto del santo. Era tra le ipotesi anche la realizzazione di una statua argentea del Santo ma iniziò a circolare per la città una cantilena dialettale che fece venir meno questa possibilità, adducendo motivazioni tutt’altro che ortodosse.
Statt’attìnte, San Gatalde
Guai a te, o San Cataldo
chéssa déje fò sémpre calte,
ca se déisce ca la scelote
fé venéie e la granenote.
Ce s’avvére chéssa sventìure
‘ccé t’onna fo le zappatìure?
T’onna pegghià cum’a nu cuone
t’onna scettò inde’u pandone!
San Gatalde statt’attìnte
ca ze Giuanne te vole d’arginde:
ce d’arginde te fé fò,
na déie o l’alte n’an t’émm’acchiò.
se in questo giorno non farà caldo,
chè si dice che gelate
fai venir con grandinate.
Se darai questo dolore
che ti farà lo zappatore?
Come un cane ti legherà
nel pantano ti butterà!
San Cataldo stai attento
che don Giovanni(3) ti vuol d’argento:
se d’argento ti faranno,
prima o poi ti ruberanno.(4)
Da un inventario del 1885, redatto in occasione di un passaggio di consegne tra Caposagristi della Confraternita della Purificazione-Addolorata, apprendiamo che in realtà nella chiesa di san Domenico vi erano conservate due statue raffiguranti il Vescovo irlandese. Una statua era esposta in una nicchia della chiesa ed è probabilmente la statua giunta a noi nella nicchia sinistra dell’attuale altare del S. Cuore (già di S. Vincenzo Ferrer), mentre vi era un’altra statua in cattivo stato conservata in qualche locale della chiesa(5). Probabilmente le vicende raccontate furono alla base della realizzazione della nuova statua di san Cataldo che andò a sostituire la vecchia ormai consunta dal tempo e oggi scomparsa.
L’organizzazione per il 1884 della festa popolare di san Cataldo a Ruvo è confermata anche da una lettera ritrovata nell’archivio storico della Confraternita del Purgatorio. Con la missiva il sig. Angelo Minafra, Priore della Confraternita della Purificazione-Addolorata che si occupò direttamente dei festeggiamenti, invita(va) codesta onorevole Corporazione ad accompagnare la processione di S. Vincenzo e di S. Cataldo, che avrà luogo alle 5 pom. del giorno di domani 1° Giugno p.v. – Ruvo, 31 Maggio 1885(6). I due santi vennero quindi condotti insieme processionalmente per le strade cittadine per implorare la benevola e magnanima misericordia di Dio su tutti, anche sui cugini coratini.
Note
↩1 | N. Fiore, Storia di Corato, Corato, 1984, p. 71-72 |
---|---|
↩2 | G. Ippedico, La città di Ruvo e le sue diatribe con quella di Corato, in Il Rubastino, anno XIX n.2, 1994, pp. 4-7 |
↩3 | don Giovanni Berardi, promotore della raccolta dei fondi per fare la statua e che premeva per una versione argentea della stessa [nota di Cleto Bucci] |
↩4 | Riportata in C. Bucci, Liriche in vernacolo ruvese. Feste popolari, in Il Rubastino, anno II n.2, 1970, p. 17 |
↩5 | F. Di Palo, La Chiesa e il Convento del Santissimo Rosario (S. Domenico) a Ruvo, Fasano, 1998, p. 195 |
↩6 | Archivio Confraternita del Purgatorio, Pratiche relative al Culto, Comunicazione del 31 Maggio 1884. Si ringrazia il Priore della Confraternita del Purgatorio, Antonio Marinelli, per aver consentito l’accesso all’archivio confraternale. |