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Il restauro del Gesù al Calvario. Resoconto della presentazione del 12 Dicembre.

Nella preziosa cornice della Chiesa del Carmine si è tenuta ieri, 12 Dicembre 2011, la presentazione del restauro del simulacro del Cristo Portacroce, noto ai più come Gesù al Calvario.

Durante la serata, organizzata dall’Arciconfraternita del Carmine, sono intervenuti il Vescovo della Diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi, S.E. Mons. Luigi Martella, il Sindaco del Comune di Ruvo di Puglia, Vito Ottombrini, l’Assessore alla Cultura, Pasquale De Palo, il Console Regionale del Touring Club Italiano, Cleto Bucci, il restauratore, Leonardo Marrone, il padre spirituale dell’Arciconfraternita, don Salvatore Summo, e il priore dell’Arciconfraternita del Carmine, Raffaele Campanale.

L’opera, esposta a sinistra dell’altare maggiore, ha sin da subito meravigliato il folto gruppo di ruvesi intervenuti a causa della insolita colorazione, tale per noi ma non per i ruvesi del tardo 600. Il restauro, come precisato nel corso dell’intervento del restauratore, ha infatti portato alla eliminazione di tutte le ridipinture e le modifiche successive che ha subito la statua nel corso dei secoli, riportando alla luce le cromie originali.

Il primo a prendere la parola è stato Cleto Bucci, Console Regionale TCI e profondo conoscitore della nostra città. Partendo dai ricordi carichi di pathos del nostro illustre concittadino, Domenico Cantatore, Bucci ha descritto la processione dei Misteri della Settimana Santa che vede il Calvario protagonista principale. Nel suo intervento ha delineato, inoltre, la storia della Chiesa del Carmine, già di S. Vito, e dell’Arciconfraternita omonima e, successivamente, ha raccontato le particolari devozioni che il popolo ruvese riservava, e riserva tutt’ora, a Gesù al Calvario, dalle processioni penitenziali in periodi di siccità, alle celebrazioni popolari del 3 maggio e del 14 settembre nei vicoli e nelle strade del Centro Antico, che vedevano la partecipazione di tutta la popolazione ruvese in un rapporto diretto con il Cristo, quasi un rapporto padre-figlio.

Il secondo intervento della serata è stato quello del restauratore, Leonardo Marrone di San Ferdinando di Puglia, che ha descritto con una ricca documentazione fotografica le fasi del restauro, dalle indagini e dai saggi preliminari alla pulitura finale. Dal lavoro di Leonardo Marrone sono emersi dettagli in merito ai restauri subiti dall’opera nel corso dei secoli che puntarono più che a recuperare e conservare l’opera, a integrarla e a modificarne i colori originari. Il Calvario che conoscevamo fino ad oggi era il frutto del restauro del 1993 che, tra l’altro, diede una colorazione bordeaux alla tunica, rese il volto del cristo pallido e modificò i rivoli di sangue rendendoli poco realistici rispetto a quelli originari. Andando a ritroso nel tempo, precedette questo restauro quello degli anni 70 che diede alla tunica una colorazione arancio-aragosta, ben lontana da quella originaria. Il primo restauro, infine, potrebbe essere datato 1884, anno in cui fu probabilmente cambiata la base (sulla stessa si legge, infatti, B. 1884). Oggi l’opera che ammiriamo è al 90% quella che l’Altieri vide nascere sotto le sue mani nel lontano 1674.

Dopo questo interessante intervento ha preso la parola il Sindaco del Comune di Ruvo di Puglia, Vito Ottombrini, che ha testimoniato l’importanza dell’arte sacra per l’evoluzione culturale della città ed ha anche chiesto al Vescovo l’apertura di una sezione del Museo Diocesano a Ruvo per raccogliere tutte quelle opere che, per ragioni di spazio, non possono essere esposte nelle Chiese.

Il Vescovo, chiamato ad intervenire subito dopo, ha quindi raccolto l’invito del Sindaco dicendosi disponibilissimo ad aprire una Sezione del Museo Diocesano a Ruvo ma ha anche sottolineato che l’operazione necessita di importanti finanziamenti, oggi purtroppo assenti. Il discorso di Mons. Martella si è poi spostato sull’importanza del restauro non solo quello delle opere ma soprattutto quello interiore che ognuno di noi può e deve fare in se stesso.

La serata si è conclusa, infine, con l’intervento del padre spirituale dell’Arciconfraternita don Salvatore Summo e del priore Raffaele Campanale, felice di aver riportato allo splendore originario quest’importantissima opera d’arte fulcro di una devozione secolare.

Per vedere le foto delle fasi del restauro fai click qui.

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