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Nascoste testimonianze di devozione alla Madonna di Sovereto a Ruvo di Puglia

Il 23 aprile, nella vicina città di Terlizzi, il popolo festante accompagna l’effige della Madonna di Sovereto nel borgo omonimo. Secondo una tradizione popolare, l’immagine fu ritrovata in una specola da un pastore bitontino che pascolava le sue pecore nel bosco del Sovero. Una delle sue pecore si distaccò dal gregge e finì, incastrata, in una fossa nel terreno: nel liberarla, il giovanotto scorse un’immagine della Vergine col Bambino illuminata da una fiaccola. L’effige fu subito contesa tra le due città confinanti, Terlizzi e Bitonto, e, come consueto in queste leggende(1), la scelta fu affidata al Signore. La tavola fu posta su un carro trainato da un bue bitontino e da uno terlizzese: dopo alcuni momenti di incertezza, il terlizzese incornò bitontino, portando così, vittorioso, il “premio” a casa. Per questo evento prodigioso, nei secoli, la Madonna Nera di Sovereto divenne la veneratissima patrona della città di Terlizzi.

Il carattere super locale del culto farebbe escludere la presenza di raffigurazioni di questa Vergine in altri contesti ma, il forte potere taumaturgico del Santuario e il richiamo popolare dei festeggiamenti di Aprile e Agosto, hanno diffuso questa devozione anche oltre le mura di Terlizzi.

A Ruvo, sulla via che porta alla città dei fiori, nel 1860 fu edificato il sacello della Trinità. Come recita l’iscrizione incisa sopra la porta di accesso, il tempietto fu innalzato da Tommaso Adessi e fa parte di un più esteso complesso agricolo. All’interno del tempio mononave, vi è una interessante decorazione pittorica. Quasi come fosse un pantheon cittadino(2) al centro della raffigurazione vi sono i santi Rocco e Biagio inginocchiati al cospetto della Trinità, ai lati, entro spazi ottagonali, le immagini di san Cleto, dell’Addolorata, degli apostoli Giovanni e Pietro, di san Francesco di Paola e di molti altri santi. La volta è dedicata ai tre più noti culti mariani della Terra di Bari: la Madonna dei Miracoli di Andria, la Madonna del Pozzo di Capurso e la Madonna di Sovereto di Terlizzi.

La Madonna di Sovereto del tempietto della Trinità in Ruvo – ph. Francesco Lauciello di R.

L’immagine della Madonna terlizzese ricalca tante incisioni popolari diffuse a Terlizzi e nei comuni viciniori. Un pastore in abito rosso e blu, è inginocchiato e sta per scoprirsi il capo in segno di riverenza. La pecorella è posta poco più dietro, mentre dal cielo, tra le nubi, appare la Madonna e il Bambino col globo tra le mani, entrambi incoronati e affiancati da una lampada ardente. Se nelle più consuete immagini, dal paesaggio retrostante si scorge il solo borgo di Sovereto, nella nostra immagine si nota un ben più esteso paesello. Potrebbe trattarsi di una veduta, semplificata, della città di Terlizzi, posta sotto la protezione “fisica” della Vergine.

La collocazione di questa immagine, forse dettata dalla posizione geografica del tempietto, è da porre in relazione al rinverdire del culto della Vergine che si ebbe nel corso dell’Ottocento. Come ben racconta mons. Gaetano Valente:

Fu proprio nell’Ottocento che la devozione popolare raggiunse la sua massima espressione, soprattutto nei segni della cultura materiale chiaramente identificabile, oltre che nell’antica e venerata icona della “Madonna di Sovereto”, nelle icone domestiche, nelle edicole votive, negli ex-voto, nei “santini” (figurine) e quant’altro. Pur riconducibili, molto spesso, a un più diffuso sincretismo magico-sacrale, tuttavia questi segni conservano sempre e comunque una forte carica della loro valenza religiosa in quanto assunti quali autentiche testimonianze di fede e di pratica di particolari devozioni(3).

Il quadretto esposto nella chiesa di San Rocco – ph. Giuseppe Altamura

Un’altra immagine popolare della Vergine, è esposta il 23 Aprile nella chiesetta di San Rocco di Ruvo. La stampa su carta raffigura il tempietto barocco argenteo, realizzato a Napoli da Antonio Torrone nel 1716(4). L’edicola incornicia la piccola tavola della Vergine qui raffigurata a viva cromia. In alto, tra le nubi, due angeli offrono corone di fiori alla Vergine e al Bambino, in un tripudio di putti svolazzanti. La stampa è datata 1903 e viene esposta nella chiesetta del santo di Montpellier per particolare devozione della famiglia Scarimbolo, legata alla Confraternita e che tramanda l’icona di generazione in generazione(5).

Queste due testimonianze raccontano la diffusione popolare delle devozioni locali tra cittadine vicine: un continuo scambio di “santi”, “madonne” e “cristi” ai quali chiedere protezione dai più diversi guai della vita quotidiana.

***

Due ruvesi decoratori del carro trionfale – Nel corso dell’Ottocento due ruvesi furono scelti per  costuire e decorare l’imponente macchina da festa allestita per la Festa Maggiore terlizzese e che trasporta l’effige della Madonna di Sovereto. Dal 1834, per tre anni, fu appaltatore della decorazione il pittore ruvese Giuseppe Villari(6), primo forestiero ad avere questo ruolo; nel 1849, nel 1856 e nel 1860 fu, invece, affidato a Michele Pellegrini, anch’egli ruvese. La macchina da festa diventava, col passare degli anni, sempre più grande e sfarzosa fino al 1868 quando il de Napoli realizzò l’edizione definitiva che viene ancora oggi portata in processione(7).

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Note

Note
1 Una vicenda simile riguarda anche la scoperta delle reliquie dei Tre Santi di Bisceglie. Si veda il nostro precedente articolo
2 C. Cipriani, La santità nell’ombra: il culto e l’iconografia di San Cleto, in Studi Rubastini. In Nomine Sancti. Patroni e protettori a Ruvo di Puglia, a cura di C. Bucci, Terlizzi 2016, p. 95
3 G. Valente, SOVERETO Tra identità e occultismo. LA “FESTA MAGGIORE” DI TERLIZZI (tradizioni popolari in Puglia), Terlizzi 2008, p. 78
4 F. Di Palo, L’edicola d’argento della Madonna di Sovereto, in Translatio. La Madonna di Sovereto Arte, culto, devozione, a cura di F. Picca, Terlizzi 2015, pp. 41-43
5 Si ringrazia Giuseppe Altamura per le informazioni fornite
6 Villari guidò nel corso dell’Ottocento la scuola di disegno di Ruvo, in parallelo a quanto avvenne a Terlizzi con Michele de Napoli e a Bitonto con Francesco Spinelli – M. Vinella, Arte senza musei, in Verso il Museo: Per una collezione di Arte Contemporanea dell’Accademia di Belle Arti di Bari, Roma 2015, p. 77
7 D. Confetti, Il Carro Trionfale, in Translatio (cit.), pp. 57-60

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