Sull’antica strada della Strignatora sorgeva, nell’omonimo larghetto, la chiesa di San Carlo, forse ultimata nel 1623 sotto l’episcopato di mons. Cristoforo Memmoli, come si rilevava da una iscrizione incisa sull’architrave della porta d’ingresso: IN HONOREM S. CAROLI A. D. MDCXXIII. (1)
In realtà, probabilmente i lavori si prolungarono fino al 1631, come è annotato dallo stesso vescovo nella relatio per la visita ad limina di quell’anno che riporta che la chiesa della confraternita di San Carlo sta per essere ultimata. (2)
La chiesa fu fatta edificare dalla confraternita dedicata al cardinale milanese, annoverata già nella relazione della visite ad limina del 1606 e la cui esistenza è attestata per l’ultima volta dalla relatio del 1636. (3)
Scomparsa la confraternita di San Carlo, nel 1719, al termine di una missione popolare, venne fondata nella stessa chiesa dal gesuita Domenico Bruno del Collegio di Bari la confraternita della Purificazione di Maria e San Ignazio, successivamente trasferitasi prima nella chiesa della Madonna di San Luca (nel 1721), poi in San Domenico, successivamente nella chiesa della Madonna dell’Isola e infine nuovamente in San Domenico dove è tutt’ora attiva.
Per provvedere al culto, nel 1770 con atto del notar Sergio Girasoli venne costituito un beneficio che permise la celebrazione dei riti nella chiesa fino al suo abbandono avvenuto circa un secolo dopo. Dalla fine dell’ottocento o dai primissimi anni del novecento fu adibita a civile abitazione. (4)
Poche sono le notizie sulle opere d’arte presenti nella chiesa prima della chiusura. Dalla lettura delle carte nell’Archivio di Stato di Bari(5), possiamo immaginare che la tela di grandi dimensioni(6) raffigurante “san Carlo, san Francesco e san Michele”, segnalata nel 1811 nella chiesa della Laical Congregazione della Purità, provenisse dalla chiesa dedicata al santo lombardo, forse proprio dall’altare maggiore. Dalla stessa chiesa, inoltre, proveniva un quadro antico di molti secoli rappresentante la Pietà e custodito, almeno fino all’inizio del Novecento, nella sagrestia della chiesa di San Domenico. (7)
Note
↩1 | F. Di Palo, Nobili Magnifici Clero Bracciali. Immagini di Ruvo in età moderna, in F. De Mattia (a cura di), Rubi Fortissima Castra, Molfetta, 1997, p. 67 |
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↩2 | L. Palumbo, L’isolamento dei vescovi del Mezzogiorno tra ‘600 e ‘700. Il caso della diocesi di Ruvo, in «Rivista di Scienze Religiose», V (1991), p. 96 |
↩3 | F. Di Palo, Le confraternite della Diocesi di Ruvo, in «Il Rubastino», 1 (1984), p. 5 |
↩4 | F. Jurilli, Ruvo di Puglia nella preistoria e nella storia, Trani, 1971, p. 304 |
↩5 | Archivio di Stato di Bari, Intendenza di Terra di Bari, Culto e dipendenze, Stato dei quadri, delle statue e dei bassorilievi delle chiese di Ruvo, [26 dicembre 1811] |
↩6 | Alta palmi 10 e larga palmi 6 – circa 260x150cm |
↩7 | F. Di Palo, La chiesa e il convento del Santissimo Rosario (S. Domenico) a Ruvo, Fasano, 1998, p. 102 |