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San Martino: reminescenze di un’antica chiesa a Ruvo di Puglia

Raccontare la storia dei luoghi che quotidianamente viviamo è essenziale per difenderne l’importante valore storico e antropologico. Piazza Bovio a Ruvo di Puglia incarna appieno questa valenza. È da sempre uno dei luoghi più importanti della vita civile e religiosa della città anche grazie alla sua storia secolare che interseca fortificazioni e religiosità.

La porta maggiore della città di Ruvo di Puglia era certamente Porta Noja che si ergeva all’imbocco dell’attuale via Vittorio Veneto. Il largo antistante la porta, oggi dedicato a Giovanni Bovio, è stato, nei secoli, molto fervente dal punto di vista religioso e ha visto il susseguirsi di numerose chiese e cappelle.
Oggi, l’unico luogo sacro che troviamo è dedicato a San Domenico di Guzman, annesso all’ormai ex convento domenicano, futura sede del Museo Civico Archeologico.

Tra le chiese ubicate in questi spazi ve ne era una intitolata a san Martino, il santo di Tours. Vescovo nel IV secolo, è noto per il caritatevole gesto di aver diviso in due il suo mantello per condividerlo con un sofferente mendicante seminudo che incontrò lungo il suo cammino. Dio, ringraziandolo per il gesto, rese la giornata splendente, rischiarando il cielo con un sole caldissimo dando così origine alla nota tradizione dell’Estate di San Martino.

A Ruvo probabilmente il culto per il santo era diffuso già nell’XII secolo. Una pergamena del 1185, riportata nel Codice Diplomatico Barese, riferisce che i fratelli Ioannes sacerdos e Sabinus, Samari Saraceni di Ruvo, vendono al loro concittadino Eufimianus sacerdos, f. Basilii, due alberi e mezzo di olive poste in clusuillo del compratore già di Iacobus Macedonii, avo dei venditori, posto in loco ubi Carligua vocatur et iuxta vineas ecclesie sancti Martini(1). Da un’analisi degli attuali toponimi a noi giunti, non vi è traccia di un luogo denominato Carligua che, possiamo ipotizzare, sia da collocarsi extra moenia vista la presenza di vigneti ed altre coltivazioni.

Dalla lettura della Platea del Capitolo Cattedrale è possibile rintracciare la posizione della chiesa titolare delle citate vigne e delinearne, almeno a grandi linee, le vicende. Tra le pagine del volume, viene riportato che la Magnifica Università di Ruvo aveva un censo sopra lo largo di porta Noè, dove prima stava piantata la Croce ed anticamente era la chiesa di San Martino dirimpetto alle Palmente della famiglia Caputi(2).
La chiesa doveva essere stata edificata, dunque, in un’area compresa tra l’attuale piazza Bovio e il largo Le Croci, la cui attuale denominazione ricorda proprio la presenza di una o più croci.

Il luogo, allora appena fuori dalle mura, rappresentava il primo passo verso le campagne. Nella zona vi erano fornaci (da cui l’attuale via Fornaci), palmenta (vasca larga e poco profonda per la pigiatura e la fermentazione dei mosti) e altri stabilimenti produttivi intimamente legati ai lavori agricoli.
E’ segnalto nella stessa zona anche il cosiddetto Mortaretto delle Croci che ha probabilmente dato origine al definitivo toponimo di largo delle Croci. Il mortaretto era uno strumento di ferro, bronzo o altro materiale che, caricato di polvere pirica, permetteva di sparare colpi di giubilo in occasione di festività religiose ed occasioni civili.

La chiesa di San Martino, in epoca medievale, fu in parte donata al Capitolo dal notaio Stephanus(3) al fine di assicurarsi un posto nelle preghiere del clero capitolare, come fecero i tantissimi ruvesi menzionati nell’obituario della Cattedrale.
Già nel 1658 l’ecclesia sancti Martini doveva essere scomparsa da tempo, come si evince dalla Fons Perennis, ma non se ne conoscono le ragioni; probabilmente crollò o venne sostituita da un altro luogo di culto.

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Note

Note
1 Codice Displomatico Barese, vol. XI, pergamena n. 145
2 Fons Perennis Cathedralis Ruborum, f. 130
3 F. Ficco, La “Matricula” della Cattedrale di Ruvo, p. 374

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