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Tracce del culto a San Michele nella Cattedrale di Ruvo di Puglia

Una immagine scolpita di san Michele in via Modesti a Ruvo di Puglia

In moltissimi paesi dell’Italia meridionale l’8 maggio si festeggia ancora la festa popolare dell’Apparizione di San Michele. La ricorrenza è legata alle tre apparizioni che l’Arcangelo fece al vescovo di Siponto e che hanno portato alla costruzione dell’attuale Santuario di Monte Sant’Angelo(1).

Alcuni racconti postumi, riportano che nel 493, prima della terza apparizione, il vescovo di Siponto Lorenzo Maiorano organizzò una solenne processione, dalla sua sede episcopale alla spelonca dell’apparizione, alla quale parteciparono altri vescovi pugliesi: Riccardo di Andria, Pelagio di Salpi, Eutichio di Trani, Sabino di Canosa, Austerio di Venosa, Ruggero di Canne e Giovanni di Ruvo.

M. De Napoli, S.Riccardo che con S.Sabino e S.Ruggiero si reca al Gargano, 1859, Cattedrale di Andria

Nonostante sia molto diffuso, l’autenticità di questo racconto e i protagonisti dello stesso sono al centro di diverse diatribe tra gli storici: molti ritengono “sconosciuto” il Vescovo Giovanni di Ruvo e disconoscono la partecipazione di altri vescovi all’apparizione. Secondo alcuni la leggenda è stata fatta circolare dai bizantini, quale strumento per accattivarsi la benevolenza delle popolazioni pugliesi legate alla chiesa di Roma(2).

I prodigi, le miracolose guarigioni e tutti gli atti di perpetua protezione divina, si diffusero rapidamente in tutta Italia, ponendo la città sul Gargano al centro di un importantissimo sistema cultuale. La devozione all’Arcangelo toccò numerosissime città tra cui Ruvo di Puglia.

Come risulta dagli atti del Sinodo del 1595, la diocesi di Ruvo volle nominare san Michele quale “Protector e custos dioecesis” e dedicò all’arcangelo tre luoghi sacri: la chiesa annessa al convento francescano, una piccola chiesa nel cuore del centro storico (la chiesa di Sant’Arcangelo, oggi scomparsa) e la navata rivolta a mezzogiorno della chiesa del Purgatorio, eretta nel 1643. Anche nelle altre chiese, però, non mancarono le occasioni devozionali.

Particolare della bifora

Caso particolare è la Cattedrale nella quale si concentrò una parte consistente del culto cittadino. Già sulla facciata del tempio vi è traccia della devozione all’arcangelo: un’immagine scolpita del santo è ben visibile nella lunetta della bifora posta sotto il rosone.

Qualche secolo più tardi, nella maggior chiesa della città venne eretta una cappella dedicata a san Michele che si apriva nella quarta campata della navata destra(3) e le cui tracce sono ancora oggi visibili nel corridoio di accesso all’ipogeo. Sull’altare vi era esposta una statua del santo opera di valenti scultori pugliesi della fine del Settecento.

Foto Archivio Fotobibliografico Cleto Bucci

L’opera raffigura l’arcangelo secondo la consueta iconografia: intento a schiacciare il demonio, ha una veste da guerriero, brandisce la spada e lo scudo su cui vi è la tradizionale iscrizione QUIS UT DEUS. La scultura lignea, alta poco più di 170 cm, venne restaurata nel 1930 a devozione di Vito Antonio Attalienti(4), probabilmente in concomitanza con i restauri della Cattedrale. Durante quelle opere vennero abbattute alcune cappelle della navata sinistra mentre si decise di conservare quelle della navata destra, eliminandone gli scalini di accesso. Con provvisorie scalette in legno si consentì il culto ma l’effettiva impraticabilità delle cappelle innescò la decisione di eliminarle completamente(5). La statua lignea venne quindi spostata in diversi luoghi fino agli anni ’70 del Novecento quando fu trasferita in Episcopio dove rimase per un ventennio. Nel corso degli anni Novanta è stata segnalata nella chiesa dell’Annunziata insieme ad altre opere provenienti dalla Cattedrale e poi di lì è stata riposta in un deposito della curia dove è ancora oggi.

Cappelle della navata di destra (1935)

La cappella micaelica venne dotata di un altare privilegiato in perpetuo, come riportava una bolla papale di Benedetto XIII incisa su una lapide un tempo esposta nella cappella dell’Arcangelo. Nell’iscrizione, il cui testo è stato trascritto nell’Epigrafia Ruvese di Carlo e Francesco Lojodice(6), si leggeva che a questo altare il Pontefice concesse l’Indulgenza plenaria perpetua da applicarsi a qualunque defunto ricordato in una Messa sul detto altare. La concessione è datata 24 maggio 1725 ed è probabilmente da porre in relazione al breve Omnium saluti del 20 luglio 1924 con cui Benedetto XIII concesse un Altare privilegiato quotidiano e perpetuo in tutte le Chiese Patriarcali, Metropolitane, e Cattedrali di tutto il cattolico mondo, dando ai Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi de’ Luoghi la facoltà di eleggere quell’Altare che a loro per tal effetto più fosse in piacere(7). Come peraltro racconta la stessa lapide, nella Cattedrale di Ruvo vi era già un altare privilegiato perpetuo, eretto nella cappella di San Biagio nel Cinquecento. In seguito alla bolla papale, l’allora Vescovo Bartolomeo Gambadoro ritenne probabilmente di dar lustro anche all’altare del principe delle milizie celesti, scegliendolo per l’Indulgenza.

La devozione all’Arcangelo nel mese di Maggio è stata sempre molto sentita e portava numerosi ruvesi a visitare la grotta sacra sul Gargano. Di ritorno era quasi d’obbligo ringraziare la Vergine delle Grazie, venerata nell’omonimo santuario campestre rubastino. Le compagnie di San Michele, con traini e biciclette bardate di pennacchi e piume colorate, attraversavano il lungo viale per fermarsi poi nei pressi del santuario: in ginocchio e in fila per due si portavano poi fin sotto l’altare della Vergine per esprimere, in un inno di gioia e di preghiera e con i volti rigati dalle lacrime, la loro riconoscenza(8).

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Note

Note
1 Per una descrizione sommaria delle apparizioni si veda: http://www.santuariosanmichele.it/le-quattro-apparizioni/
2 V. Pellegrini, Ruvo Sacra, Fasano 1994, pp. 30-31
3 S. Summo, San Biagio, patrono di Ruvo e della Diocesi: una radicata tradizione popolare, in Studi Rubastini. In nomine Sancti. Patroni e Protettori a Ruvo di Puglia, a cura di C. Bucci, Terlizzi 2016, p. 27
4 F. Di Palo, Cielo e Terra, Terlizzi 1999, p. 204
5 M. Civita, Stagioni di una Cattedrale, Fasano 1993, p. 189
6 Recentemente pubblicato in originale in F. Stragapede, Lo Zibaldone di Nicola Stragapede, Terlizzi 2016, lapide n. 35
7 B. Platina, Le vite de’ Pontefici di Bartolomeo Platina Cremonese dal Salvator Nostro fino a Benedetto XIII, Venezia 1730, p. 890
8 C. Bucci, Introduzione, in Il Santuario della Madonna delle Grazie a Ruvo di Puglia, a cura di C. Bucci, Terlizzi 2012, p. 9-10

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