Apre le celebrazioni esterne della Settimana Santa rubastina, la Confraternita della Purificazione – Addolorata, fondata a inizio settecento con sede nella neoclassica chiesa di San Domenico, che sin dal 1893 porta in processione per le strade della città il simulacro di Maria SS. Desolata.
Nel primo pomeriggio del Venerdì di Passione, il venerdì che precede la domenica delle Palme, portatori, confratelli e consorelle si riuniscono sul sagrato della chiesa, vestiti secondo le prescrizioni canoniche: lo scapolare per le donne, la veste bianca con la banda trasversale nera per i confratelli e la veste bianca con il fiocco azzurro per i portatori.
Intanto nella vicina Piazza dell’Orologio, in pieno centro antico, la banda esegue la prima marcia funebre dell’anno, la cosiddetta marcia a piè fermo. Sulle sempre uguali note dei fratelli Amenduni, compositori locali di fama mondiale, la banda accoglie la statua della Madonna Desolata tra due ali di folla che, tutto a un tratto, si ammutolisce.
Maria, straziata dal pianto e dal lamento, cinge con il braccio destro la Croce spoglia sulla quale è appesa la sindone bianca. Il vento accompagna, come tradizione, l’uscita della Vergine dalla chiesa tanto da farle assumere il titolo popolare di Madonna del Vento.
La statua vestita, con mani e testa in cartapesta realizzate nel 1907 dal molfettese Corrado Binetti, rappresenta la Vergine in gramaglie che abbraccia la Croce nuda dalla quale pende un bianco lenzuolo, candido come il fazzoletto che stringe nella mano sinistra. Una spada è conficcata nel suo cuore di Madre divina e il suo sguardo è rivolto al cielo quasi ad implorare clemenza per quel figlio destinato al martirio.
Dopo aver percorso stradine, corsi alberati, larghi e piazzette, nella tarda serata, Maria, conscia di non essere riuscita a ritrovare il figliuolo, fa ritorno nella sua casa dove rimarrà, per un altro anno, in silenzio e in preghiera.