Sorgeva in un’area compresa tra l’attuale via Cassano (l’antica via Gallo) e piazza Castello(1) l’antica chiesa beneficiale di san Nicola Vetere (Vetere, da “Vetus, veteris”, aggettivo latino che significa “Antico”), detta anche chiesa di san Nicolò del Gallo.(2)
Del periodo della fondazione non si sa molto ma è certo che era già stata eretta nel 1542. Ciò è riscontrabile da un breve pontificio del papa Paolo III, con il quale si concede al conte Fabrizio Carafa l’autorizzazione a demolire le chiese di santa Caterina e di san Tommaso, con l’obbligo di trasferire gli altari delle chiese dirute nella chiesa di san Nicola.(3) Nel 1587 esisteva un ortum Santi Nicolai, probabilmente facente parte del beneficio della chiesa, nella stratam delo specchio, strada da identificare almeno in parte con l’attuale via Cattedrale.(4)
La chiesa è citata anche nella prefazione alla Fons Perennis Cathedralis Ruborum, l’antica Platea del Capitolo Cattedrale,(5) e nel Votum sollemne. Don Luca Cuvilli, parlando delle ragioni che portarono alla redazione della Platea, riporta che nel 1656 l’epidemia di peste attecchì in città in un vico di San Nicolò Vetero portata dal “vaccaro” Giovanni Campanelli residente dentro la Stratella e Vico avanti S. Nicolò Vetere, chiamata la strada della Fica, quale vico non tiene uscita. Dall’Archivio Capitolare di Ruvo (vol. XIV, pag. 72) si apprende, inoltre, che gli amministratori del Carmine domandavano al Capitolo le pietre che erano nel giardino di S. Nicolò vetere, per la “fabbrica” della loro chiesa. (6)
Dai documenti di Notar Vincenzo Cantatore, si rileva che nel 1796 la chiesa aveva come rettore don Giuseppe de Astis, il quale ottenne un legato di 4,70 ettari in diversi appezzamenti.
Nel 1809 la chiesa di san Nicolò doveva essere già stata abbattuta o almeno chiusa al culto: non è citata, infatti, nello Stato delle Chiese esistenti nel territorio di Ruvo di quell’anno, firmato dall’arcidiacono Giuseppe Caputi che rilevò pesi e rendite di tutti i luoghi sacri della città.
Non sappiamo con certezza se legata o meno alla chiesa è la presenza nella chiesa del Redentore (edificata a inizio Novecento in piazza Castello, quindi nelle vicinanze del luogo della chiesa di san Nicola) di un’immagine e di una cappella dedicata al Santo. Il 7 giugno 1902 il vescovo Berardi consacrò tre altari nelle cappelle laterali della chiesa dei quali uno dedicato a S. Nicola, dono della signora Teresina Spada. Sull’altare, in attesa di un’immagine consona, venne posizionata una stampa popolare mentre attualmente nella chiesa è conservato un dipinto raffigurante san Nicola e il piccolo Adeodato, opera novecentesca di Raffaele Cantatore, pittore locale attivo fino agli anni 70 del secolo scorso.
Nel passato, secondo uno studio sul culto di san Nicola in Puglia, era diffuso in città anche uno scongiuro dialettale con protagonista il santo patrono di Bari, invocato come protettore dei raccolti e da ogni calamità insieme a sante Jasse, san Giacomo:(7)
Truno, truno và darasse / inte mmigghie e cinte passe. / Và a la gruotta da Sante Jasse / Sante Jasse, Santa Necola, / ddò sa déisce messa d’ore; / méssa d’ore, méssa famiénne. / Truno, truno và sparisciénne. / Tu ca tiene u cavadde bianche / Na u fo’ cuorra tanto. / Tiene la vriggje sémpre attrote. / Rocche nan fasce nudde mole. / Manch-a vighe e a semenate. / Manch-a carna vvatesciate.Note
↩1 | Secondo molti in corrispondenza dell’incrocio tra via Rogliosa e via De Gasperi |
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↩2 | Così viene riportata nel Catasto Onciario del 1752, v. F. Di Palo, Nobili Magnifici Clero Bracciali. Immagini di Ruvo in età moderna, in Rubi Fortissima Castra, a cura di F. De Mattia, Molfetta, 1997, p. 87 |
↩3 | V. Pellegrini, Ruvo Sacra, Fasano, 1994, p. 125 |
↩4 | Notizia rilevata nel Cabreo della commenda di san Giacomo del 1587 e fornita dal dott. Vito Ricci che ringraziamo. |
↩5 | riportata da F.A. Bernardi in Una strage evitata: Ruvo e la pestilenza del 1656, in Luce e Vita Documentazione 2010/2, p. 86-87 |
↩6 | http://www.cattedraleruvo.it/Arciconfrat.del%20Carmine.html |
↩7 | A. M. Tripputi, San Nicola nel patrimonio demo-antropologico regionale in Il segno del culto: San Nicola : arte, iconografia e religiosità popolare a cura di Nino Lavermicocca, p. 179 |