Nel mio precedente intervento ho esposto alcune ipotesi circa l’ubicazione della precettoria templare di Ruvo di Puglia, mettendo in evidenza i punti deboli di tali ipotesi. Nel corso delle mie ricerche ho elaborato una nuova ipotesi che mi sembra più plausibile e con un maggiore grado di attendibilità rispetto a quelle sino ad ora avanzate. La presentazione ufficiale della nuova ipotesi formulata si è avuta durante il XXVII Convegno di Ricerche templari svoltosi nel settembre 2010 ad Anghiari in un contributo redatto da chi scrive e da E. A. Serafino.
Prima di esporre la mia ipotesi, ritengo necessario necessario accennare all’assetto urbanistico di Ruvo medievale. Essa sorge sul pendio meridionale della collina di S. Angelo, è la città dei periodi normanno, angioino e aragonese. Ha una caratteristica forma poligonale: un pentagono con lati disuguali individuati dagli attuali viali: a Sud Corso E. Carafa, nell’angolo Sud-Est Piazza Bovio, ad Est corso Cavour, a Nord corso G. Jatta, ad Ovest piazza Cavallotti e corso Vittorio Emanuele. La città medievale era delimitata da un circuito murario provvisto di bastioni – torri quadrate e circolari – e munita di 4 porte: la porta Nuova situata a Nord ad angolo di corso G. Jatta con la Cattedrale, detta anche Porta S. Angelo; Porta Noha o Porta Noè a Sud sul lato opposto della città a Ovest, in un posto settentrionale era la Porta del Castello, che si innalzava nei pressi del Castello, la Porta del Buccettolo sul lato meridionale verso Ovest. Le mura più antiche risalgono al periodo normanno, mentre quelle attualmente visibili sono di epoca aragonese. La città era attraversata in diagonale da un’asse viario da Nord-Ovest a Sud-Est da piazza Castello a piazza Bovio corrispondente attualmente a via De Gasperi, piazza M. Garibaldi e via Vittorio Veneto (già M. Garibaldi): è sicuramente la via Traiana proveniente da Canosa. Essa entrava a Ruvo da Porta castello e usciva verso Bitonto da Porta Noé seguendo il tracciato di via Madonna delle Grazie. L’esistenza di tale arteria viaria è documentata dal ritrovamento, avvenuto durante lavori edilizi diversi anni or sono, di un tratto di strada selciata con le impronte delle ruote dei carri, all’incrocio tra via Saffi e via G. Garibaldi nell’angolo Nord-Ovest della città moderna. Altri resti di basolato di epoca romana o medievale sono emersi più recentemente in via De Gasperi e sono visibili all’interno di un panificio.
Dopo questa doverosa e sintetica descrizione della Ruvo medievale, tornando agli Ordini religioso-militari, la prima attestazione a Ruvo di una casa dell’Ordine dell’Ospedale di S. Giovanni di Gerusalemme è della seconda metà del XIV secolo: prima del 1366 era precettore Ruggero de Sansonisiis, in quell’anno tale cavaliere fu trasferito presso la prestigiosa sede della SS. Trinità di Venosa e la domus rubastina fu assegnata a Domenico de Alamania, assieme a quelle di Bari, Monopoli, Corato e Trani. Sappiamo che dopo il 1312 i beni templari passarono ai Giovanniti e questo probabilmente avvenne anche a Ruvo. Personalmente riteniamo di avanzare l’ipotesi che i Giovanniti crearono una propria fondazione a Ruvo solo quando entrarono in possesso dei beni e della precettoria templare e supponiamo che ci volle un po’ di tempo. Nel 1382 era precettore di Ruvo e anche di Corato Cosmano da Sermona, mentre in pieno Scisma d’Occidente nel 1396 la casa rubastina fu assegnata da Bonifacio IX a Petruccio de Falco. Nel documento di assegnazione è anche specificato il nome e il titolo della casa: domus hospitalis Sancti Jacobi Rubensis, ossia la chiesa di S. Giacomo. Questa chiesa era vicina alla porta e alla torre del Buccetolo e alle mura cittadine, a non molta distanza dalla via Traiana che transitava in via De Gasperi passando alle spalle di S. Giacomo (i resti di basolato in via De Gasperi, 20 distano un centinaio di metri dalla chiesa di S. Giacomo). Allo stato attuale non si conosce nulla di questa chiesa, ma possiamo supporre che sia stata edificata nel corso del Medioevo. A giudicare dalla posizione strategica, a ridosso delle mura e della via Traiana, potrebbe essere stata anche la sede della casa templare di Ruvo. Sappiamo che caratteristica comune a tutti gli insediamenti templari urbani era la collocazione al di fuori della cinta muraria o nelle immediate vicinanze, ne abbiamo testimonianza per diverse mansioni templari pugliesi: S. Apollinare di Bari era ubicata poco fuori le mura cittadine, nelle vicinanze del porto e del castello, S. Nicola di Molfetta era proprio a ridosso delle mura e nelle vicinanze di una torre (bisogna notare che anche a poca distanza di S. Giacomo vi era una torre), analogamente san Leonardo di Barletta era vicino le mura. La successiva appartenenza all’Ordine ospitaliero e la posizione strategica simile a quella di altre case pugliesi sono gli elementi che mi farebbero propendere per l’ubicazione della domus templare di Ruvo presso la chiesa di S. Giacomo. Divenuta commenda tra XV e XVI secolo, nel 1571 la situazione economica non doveva essere particolarmente florida, infatti da un documento sappiamo che le sue responsioni erano di circa 17 scudi (altre commende vicine come quella di Bitonto e Corato rendevano 48 scudi, Molfetta e Terlizzi 45 scudi), la terz’ultima in ordine di grandezza del Priorato di Barletta. Per tale motivo tra il 1572 e il 1587 fu unita a quella di Bitonto. In quell’anno fu redatto il Cabreo della Commenda di S. Giacomo e S. Filippo di Ruvo e Bitonto. Molto probabilmente dei numerosi beni templari era rimasto assai poco sia a causa della crisi del Trecento, forse diversi beni furono venduti per fronte alla situazione debitoria ospitaliera, e sia per una non sempre efficiente gestione da parte dei commendatori giovanniti che spesso si servivano di procuratori poco solerti. Nel 1616 in un istrumento dotale è attesta la donazione del giardino alla chiesa di S. Giacomo da parte di Crisostomo Sicolo. Da un cabreo del 1618 sappiamo che tale giardino era adiacente alla chiesa, circondato da mura e con all’interno un pozzo. Una sintetica descrizione della chiesa di S. Giacomo risulta da una visita del vescovo Gambadoro del 1710: aveva due ingressi per l’accesso alle due navicelle; in una navata si trovava un altare dedicato a S. Giacomo, di fronte ad una porta di ingresso, mentre di fronte all’altra c’era un altare dedicato a S. Maria delle Grazie. I procuratori dell’Ordine di Malta non prestavano molta cura alla manutenzione della chiesa di S. Giacomo: nel 1747 il vescovo di Ruvo Giulio de Turris segnalò lo stato di totale degrado della chiesa che era priva di arredi sacri e minacciava di crollare. Nel 1760 fu redatto un altro Cabreo della Commenda di S. Giovanni Battista di Bitonto, S. Vito di Corato e S. Giacomo di Ruvo. È forse questa l’ultima documentazione della chiesa di S. Giacomo, infatti di lì a pochi anni nel 1762 crollò definitivamente. La chiesa di S. Giacomo fu ricostruita in forme neoclassiche e consacrata il 24 ottobre 1869.
La mia è un’ipotesi e la ritengo più probabile e attendibile di altre proposte fatte sino ad oggi, essa poggia sulla circostanza del passaggio della chiesa di S. Giacomo dal Tempio all’Ospedale; se in futuro dovesse venire fuori qualche documento che attesti il possesso di detta chiesa da parte giovannita prima del 1312 l’ipotesi risulterebbe non più valida, viceversa il ritrovamento di notizie o documenti sul passaggio della chiesa dai Templari agli Ospitalieri ne sarebbe la diretta conferma della validità.
Da ultimo voglio fornire qualche anticipazione in merito alle ricerche che sto svolgendo attraverso l’esame del Cabreo della commenda di S. Giacomo del 1618. Probabilmente sono riuscito a trovare la memoria di alcune proprietà templari a Ruvo. Infatti in tale cabreo sono menzionate delle proprietà fondiarie ubicate in una località denominata Chiano o Piano dello tempio che potrebbe essere un chiaro riferimento all’Ordine del Tempio: sarebbe delle proprietà templari passate dopo il 1312 ai Giovanniti e ancora all’inizio del XVII secolo se ne conservava memoria nella toponomastica dell’epoca. Tale circostanza è abbastanza frequente e vi sono delle attestazioni in tal senso anche in Puglia a Barletta e a Lecce. Attualmente sto cercando di individuare l’ubicazione di tale proprietà nel territorio di Ruvo, ma questo sarà l’oggetto di una relazione al prossimo Convegno di Ricerche templari del 2012.
Vito Ricci è uno studioso del fenomeno templare nelle regioni meridionali e degli Ordini religioso-militari, membro della Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani (LARTI), socio fondatore dell’Associazione del Centro studi normanno-svevi, è autore del libro “I Templari nella Puglia medievale” per le “Edizioni dal Sud” (2009). Dal 2006 ad oggi ha partecipato con interventi sulla presenza templare in Puglia a conferenze, convegni e seminari.
Leggi gli interventi precedenti: (1) La presenza templare a Ruvo di Puglia; (2) Rassegna di alcune ipotesi sull’ubicazione della domus templare di Ruvo di Puglia