Nella quinta sala della Pinacoteca de Napoli di Terlizzi, tra nature morte, studi di elementi per altri dipinti e allegorie, troneggia un grande cartone (cm 140×91) raffigurante l’epidemia del colera a Ruvo nel 1886. Con tratti appena accennati di matita, carboncino e gessetto bianco, il pittore terlizzese a cui è intitolata la Pinacoteca, racconta una delle pagine più tristi dell’Ottocento ruvese.
Tra il 1884 e il 1886 l’ormai ex Regno di Napoli, annesso al Regno d’Italia nel 1860, fu devastato da un’epidemia di colera. A Napoli si superarono i 7000 morti: fu un’immane tragedia tanto che anche il Re Umberto I, noncurante del pericolo, volle visitare la città, quartiere per quartiere, per portare il suo abbraccio. Nei primi tempi Ruvo di Puglia, per la posizione topografica relativamente buona, pareva essere stata risparmiata dal contagio ma così non fu.
Le zone della città più colpite furono la cosiddetta “città nuova”, quella che si estendeva intorno al ring degli stradoni, e i vicoli più popolosi del centro antico. A causa della cattiva costruzione delle strade, poco battute, poco soleggiate e non fornite di canali sotterranei e laterali, l’epidemia si diffuse velocemente tra la povera gente.
Come peraltro raccontato nel cartone del de Napoli, instancabile e molto attivo fu l’allora vescovo di Ruvo e Bitonto Mons. Luigi Bruno(1), raffigurato al centro dell’opera. Il Vescovo, a cui è intitolata la strada prospiciente l’antica Cattedrale, fu concretamente partecipe della vita cittadina a quel tempo, dando conforto ai poveri e ai più bisognosi assieme alle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli che avevano il loro centro cittadino nell’ex convento dei Minori Osservanti di Sant’Angelo. Il Vescovo, le Figlie della Carità e tanti cittadini divennero protagonisti di tanti atti di valore, di tanti eroismi e sacrifici per tentare di salvare la vita agli infettati. Mons. Bruno scrisse persino un’intensa lettera diretta a mons. Camillo dei Marchesi di Rende intitolata “Le Sette Piaghe della città di Ruvo nell’ultimo suo colera del 1886” nella quale raccontava lo stato della città in quel triste tempo collerico. La stessa, stampata a Bari, fu messa in vendita nelle sagrestie di Ruvo e Bitonto a beneficio degli orfani del colera(2). La sorte degli orfani del terribile morbo stava a cuore al Monsignore tanto che collocò a sue spese nel Reale Orfanotrofio Maria Cristina di Savoia in Bitonto ben 15 orfane di Ruvo, le quali private di proprii genitori, morti pel cholera, trovarono nel Vescovo Bruno il padre loro(3).
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Si ringrazia Leonardo Marrone per le foto e le indicazioni sul restauro del 2009.
Sul sito web izi.TRAVEL segnaliamo l’audioguida della Pinacoteca, con una scheda dedicata all’opera “Il Colera a Ruvo”, realizzata dalle ragazze della III B dell’anno scolastico 2018/19 del Polo Liceale Sylos – Fiore di Terlizzi in collaborazione con Swapmuseum e la tutor Giovina Caldarola che qui si ringrazia.
Note
↩1 | Sulla figura di Mons. Luigi Bruno si veda anche; L. Sparapano, Le diocesi di Ruvo e Bitonto nella Relatio ad limina del 1885 di Mons. Luigi Bruno (1884-1893). Alcune riflessioni, in Studi Bitontini n. 68, 1999, pp. 177-198 |
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↩2 | La Civiltà cattolica, Vol. 5, p. 343 |
↩3 | Ateneo religioso scientifico letterario artistico, 1893, p. 60 |