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La chiesa di San Giovanni Rotondo a Ruvo di Puglia. Ipotesi e memorie.

Tra le più antiche chiese della città oggi scomparse, merita un doveroso ricordo quella dedicata a San Giovanni Battista, comunemente detta di “San Giovanni Rotondo”.

La memoria di questa chiesa, onorata anche dalla toponomastica cittadina, è affidata alle fuggevoli descrizioni fatte nel corso dell’Ottocento nelle diverse monografie storiche sulla città di Ruvo e alle poche tracce archiviste emerse ad oggi.

La chiesa fu probabilmente eretta nei primi secoli della storia “cristiana” della città di Ruvo di Puglia. Molti ritengono sia stata l’antica cattedrale della città(1) o, comunque, una delle prime parrocchie cittadine(2). Il Fenicia riporta, a testimonianza della diffusa tradizione, una pergamena in cui si parla della chiesa di San Giovanni come sede episcopale(3). Questa e le altre trascrizioni riportate dal Fenicia in appendice al suo lavoro monografico, a detta dello stesso, provengono da un manoscritto del canonico Vito Michele Milani per molti anni archivista capitolare e si riferiscono a originali pergamene conservate nello stesso archivio ma ad oggi non pervenute(4).

Gli storici che hanno analizzato la chiesa, concordano sulla presenza di un fonte battesimale a servizio della stessa ma sono discordi sulla sua posizione spaziale. Secondo alcuni, vi era un battistero esterno di stile Gotico non dichiarato(5) posto a destra della chiesa sotto un arco a sesto acuto, sostenuto da due colonnine, sotto cui vi erano due conche di pietra per il battesimo (6). Altri riferiscono che avea ai lati della porta due fonti battesimali antiche(7). La presenza del battistero è probabilmente da ricollegare alla dedicazione al Battista della chiesa e confermerebbe il ruolo preminente che la stessa aveva nel panorama religioso cittadino. Fenicia riporta che, secondo la tradizione, nei pressi della chiesa fu sepolto il vescovo Giovanni II con altri dodici corpi di “santi”(8). Una ricognizione venne effettuata nel corso del Settecento in un fosso, che si è trovato vicino la casa dotale di Giuseppe Pellicano, e sei palmi, e mezzo lontano dalla fabbrica, ad angolo della detta chiesa di San Giovanni(9). Probabilmente però non si ottenero i risultati sperati.

Con certezza, possiamo affermare che la vetusta chiesa di San Giovanni Rotondo crollò nella prima metà del Seicento ma venne subito ricostruita con l’intervento del vescovo Cristoforo Memmoli, come da egli stesso riportato nella relatio per la visita ad limina del 1631:

Sancti Ioannis item templum vetustate collapsum, piorum eleemosinis reficiendam proposui, et assecutus sum.

Il vescovo interessò persone pie della città e riuscì a raccogliere le elemosine necessarie alla ricostruzione che si concluse dopo pochi anni, nel 1636(10).

La chiesa “nuova” era senz’altro più piccola della precedente: dopo la ricostruzione si ottenne una piazza sen largo di detta Chiesa sul quale si affacciavano, tra gli altri, il cortiglio del palazzo della famiglia Menna e diverse case(11).

Le ristrette dimensioni del tempio ricostruito sono testimoniate anche dalla presenza di un unico altare, segnalato dal vescovo Bartolomeo Gambadoro nel 1701, e che ospitava l’icona della Beata Vergine Maria con Gesù Bambino, a destra san Giovanni Battista e a sinistra San Sebastiano.(12)

La “notorietà” della chiesa di san Giovanni, quindi, col passare dei secoli appassì. Nello Stato delle chiese di Ruvo del 1809 risulta non avere alcuna rendita, segno del totale stato di abbandono dell’edificio sacro(13).

Prima dell’abbattimento un disegno [della chiesa] fu preso per Milano (14) e, secondo quanto riporta il Lojodice, è conservato negli archivi del Politecnico del capoluogo lombardo ma, oggi, risulta del tutto assente(15).

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta dell’Ottocento cadde in rovina: Bernich riporta che prima del 60 fu demolito il battistero(16). Notizia confermata anche da Salvatore Fenicia che nel 1857 scrive: “Anche a di nostri in Ruvo si vede la Chiesa di S Giovanni Rotondo per vetustade cadente per pergamene ben nobile con la porta maggiore fiancheggiata dai segni di due pile battesimali che nel tempo de lavacri per immersione di battisteri servivano”(17).

Il crollo, o forse un vero e proprio abbattimento, dell’intero complesso avvenne nel 1864. Un’epigrafe, riportata dal Lojodice, fu ideata per essere posizionata in un punto imprecisato della piazzetta a ricordo della chiesa e della sua vetusta grandezza(18). Non ci è giunta ma recitava così:

L’ANNO 1864
VIDE CADERE IN ROVINE
SU QUESTA PIAZZETTA SU CUI SORGEVA
L’ANTICHISSIMO TEMPIO OBLUNGO
DI SAN GIOVANNI DELLA ROTONDA
PRIMA MAGGIOR CHIESA DI RUVO
CON GOTICO BATTISTERO FUORI IL LIMITARE
CHE I NOSTRI AVI
LAVÒ DALLA COLPA DI ORIGINE.

 

Sempre Bernich riporta che dopo l’abbattimento le parti architettoniche di maggior pregio furono vendute(19) mentre il materiale restante fu disperso o forse riutilizzato.

Unica testimonianza giunta a noi a riferire l’esistenza della chiesa è il quadro del Battesimo di Cristo posto nella chiesa del Carmine. La tela, che raffigura Giovanni Battista nel momento del battesimo del Signore nel fiume Giordano, è opera firmata del pittore Achille Iovane e fu fatta realizzare a devozione della famiglia Spada nel 1888.

La famiglia volle donare questa opera a ricordo del beneficio materiale ottenuto con l’abbattimento dei resti della chiesa: l’infausto atto permise l’accesso al palazzo di famiglia anche dalla Strada Mediterranea(20), attuale corso Carafa, che già allora si configurava come autentico boulevard cittadino.

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Note

Note
1 S. Quagliarella, Monografia di Ruvo Appula, Napoli 1861, p. 69
2 V. Pellegrini, Ruvo Sacra, Fasano 1994, p. 51. Si veda in merito il saggio: P. Testini, Le prime memorie cristiane e la cripta detta di S. Cleto a Ruvo, in Vetera christianorum, 4, 1967, pp. 185-210, poi ripubblicato in In ricordo di Pasquale Testini, Ruvo di Puglia 1994, pp. 65-84
3 S. Fenicia, Monografia di Ruvo di Magna Grecia, Napoli 1857, p. 121
4 Ivi, p. 109
5 S. Quagliarella, Monografia di Ruvo Appula, cit.
6 V. Pellegrini, Ruvo Sacra, cit., p. 52
7 Nella Terra di Bari. Ricordi di arte medioevale, Trani 1898, p. 53
8 S. Fenicia, Monografia di Ruvo di Magna Grecia, Napoli 1857, p.38
9 Archivio di Stato di Bari, Sezione di Trani, Notaio Ottavio Galli, 2.04.1737 riportato in M. Di Puppo, La chiesa di San Michele Arcangelo. Disegnare la memoria, la misura e l’armonia, in Mi-Ka-El – Chi è come Dio? La chiesa di San Michele Arcangelo a Ruvo di Puglia, Bari 2018, p. 26
10 Archivio Segreto Vaticano, Relatio del 22.09.1631 e del 14.11.1636
11 Fons Perennis Cathedralis Ruborum, 1658, f. 103 t.
12 C. Bucci, Delle antiche chiese di Ruvo, Terlizzi 2014, p. 57
13 Archivio di Stato di Bari, Intendenza, Culto e Dipendenze, Stato delle chiese, 1809
14 Società Napoletana di Storia Patria, Fondo Bernich, Appunti sparsi, s.d.
15 Si ringrazia il personale dell’Archivio Storico del Politecnico di Milano per il supporto nella ricerca
16 S.N.S.P., Fondo Bernich, cit.
17 S. Fenicia, Monografia, cit., p, 26
18 F. Jurilli, Ruvo di Puglia nella Preistoria e nella Storia, Trani 1971, p. 215
19 E. Bernich, La cattedrale e i monumenti di Ruvo, Bari 1901, p. 132
20 Sulla costruzione della strada Mediterranea si vedano i saggi: L. Sivo, Una passeggiata ottocentesca. Muraglie e porte rubastine agli inizi del XIX secolo, in Ruvo, intorno alle Mura, Terlizzi 2016, pp. 13-72

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