“Il giovedì era il giorno dei sepolcri, si aprivano i portali delle chiese oscure e parate a lutto.<…> Al vespro di quel giorno, mia madre mi vestì con l’abito di velluto col colletto inamidato e mi condusse con lei in visita ai sepolcri” <…> “Da una chiesa all’altra incontravamo le Marie portate a braccia da uomini in tunica bianca, col volto coperto da un cappuccio” <…> “da vicino i volti quasi trasparenti delle Madonne mettevano soggezione, tanto erano verosimili coi lucidi occhi rivolti al cielo”.
Cantatore, Ritorno al paese
Queste parole di Domenico Cantatore ricordano un rito ormai scomparso che aveva un ruolo importante nella ritualità della Settimana Santa rubastina: la processione delle Addolorate ai Sepolcri.
Fino al 1936, tra la sera del Giovedì Santo e la mattina del Venerdì Santo, a Ruvo, come in molti altri comuni, dalle diverse chiese parrocchiali e confraternali venivano portati in processione diversi simulacri della Vergine Addolorata che, nel silenzio del Centro Storico, visitavano i “sepolcri” accanto ai tantissimi fedeli. I volti cerulei delle Marie erano illuminati da una piramide di ceri, come avviene ancora ad esempio a Bitonto, e le loro vesti, in pizzo nero, erano mosse dal vento tanto che, come ricorda Cantatore, parevano vive.
Oltre che dalle parole del noto pittore e dai ricordi sbiaditi di alcuni ruvesi, questo rito è attestato anche da numerosi documenti conservati negli archivi confraternali.
In un manoscritto degli anni Venti del Novecento intitolato “Notizie sulla chiesa di San Rocco della città di Ruvo”, l’anonimo redattore ricorda che la statua dell’Addolorata, custodita nella chiesa in cui ha sede la confraternita di san Rocco, fu donata dal sig. Pasquale Cervone fu Michele (insieme all’organo e all’altare in pietra e marmo) con l’obbligo, per i suoi eredi, di ornare la statua di vesti e di cera per l’uscita nella Settimana Santa(1). L’immagine della Vergine occupava l’attuale nicchia degli Otto Santi, ma con l’arrivo nella chiesa di san Rocco dell’immagine del Trasporto di Cristo al Sepolcro, fu spostata in una nicchia ricavata sulla controfacciata a destra dell’altare maggiore, consentendo così di adeguare la nicchia della Vergine per ospitare la statua del Caretta(2).
Anche l’archivio della Confraternita del Purgatorio è ricco di documenti che raccontano questa antica tradizione. Nei verbali di bilancio del 1897 si mette in preventivo “l’acquisto della cera per la Madonna Addolorata del Venerdì Santo”. La statua era portata in processione da quattro confratelli incappucciati(3) ed è ora in disuso e in stato di abbandono nei depositi confraternali per danni strutturali. Si tratta di un manichino vestito con testa e mani in cartapesta. La statua aveva, come consuetudine, uno spadino in argento ed era ornata di vesti seriche nere che erano conservate presso una famiglia ruvese, insieme alla veste di ricambio della Pietà(4). La Madonna era esposta, nel 1913, nella seconda cappella partendo dall’ingresso della navata di san Cleto ed era affiancata da un quadro raffigurante santa Rita(5). Appare interessantissimo un documento dell’Aprile 1911 in cui il Priore del Purgatorio Leonardo Chieco comunicava alla Curia Vescovile e al Delegato di Pubblica Sicurezza i percorsi delle processioni del mattino del prossimo Venerdì Santo [in cui] questa Confraternita uscirà in processione l’immagine dell’Addolorata per la visita ai Santi Sepolcri e per la processione della Pietà che uscirà alle ore due del seguente Sabato Santo. Il percorso comunicato prevedeva il passaggio dell’Addolorata nelle maggiori strade della cittadina, ossia nelle vie S. Angelo, Vuccolo, corso Jatta, Largo Felice Cavallotti, Piazza Regina Margherita, Corso Cotugno, Corso Ettore Carafa, Largo Bovio, Via Menotti Garibaldi, Via Cattedrale e Purgatorio(6). Dai registri delle Deliberazioni emerge, inoltre, la soppressione delle processioni e dei riti esterni in occasione della I Guerra Mondiale che sconvolse tutta l’Italia e il mondo intero all’inizio del Novecento.
La scomparsa di questi riti si deve allo zelo del Vescovo Taccone che intervenne a più riprese per “regolare” i riti della Settimana Santa nell’allora Diocesi di Ruvo e Bitonto. Nel 1930, insieme alla Curia, stabilì che gli Altari della Reposizione “siano fatti come prescrive la liturgia, senza esporsi immagini o quadri, anche se dovessero rappresentare qualche scena della Passione di N. S.”(7) mentre nell’aprile del 1936 regolò le processioni, con particolare riferimento a quelle notturne che si svolgevano nella Settimana Santa: “Per eliminare qualche inconveniente e per richiamare sempre più le Processioni a quella serietà e devozione che la Chiesa desidera ordiniamo: 1. Le Processioni non debbono durare più di 4 ore e non possono protrarsi oltre 2 ore di notte, ora in cui la statua dev’essere in chiesa: pena la interdizione della chiesa e della confraternita e la sospensione del Padre Spirituale, se non si osserva tale nostra disposizione. 2. I portatori di statua devono essere scelti tra le persone devote e non tra i mercenari essendo proibito dal concilio Plenario Pugliese la licitazione delle statue”(8).
Oggi, dopo la soppressione di questo rituale da parte del vescovo Taccone, rimangono, a perenne ricordo di questa tradizione scomparsa, i numerosissimi artistici simulacri della Madonna Addolorata, esposti alla pubblica venerazione nelle diverse Chiese durante la Settimana Santa.
Interessante è la statua vestita nella chiesa del SS. Redentore opera del cartapestaio Giuseppe Manzo che, grazie al recente restauro, ha riacquistato l’originale cromia coperta da nero-fumo. La statua fu acquistata nel 1906 e costò, insieme allo spadino d’argento, 150 lire. Sono dello stesso autore anche altre statue conservate nelle chiese di Ruvo tra cui la Pietà nel Purgatorio (in processione il Sabato Santo) e un’altra Addolorata conservata in S. Giacomo al Corso.
Proviene dalla chiesa dei Cappuccini la bellissima statua lignea vestita dell’Addolorata esposta quest’anno nel nuovo complesso parrocchiale di santa Lucia. Opera firmata, sulla base in finto marmo, dall’andriese Riccardo Brudaglio nel 1797, raffigura la Vergine con lo sguardo dolorante rivolto al cielo e con le mani strette in un intreccio carico di pathos.
In Cattedrale è conservato nell’attuale cappella del Santissimo Sacramento, un simulacro vestito del XVIII secolo, ospitato per qualche anno nella chiesa dell’Annunziata. Il corpo è costituito da una armatura lignea mentre la testa, con una bella acconciatura, e le mani, aperte quasi in un abbraccio ideale col figlio, sono in legno intagliato e dipinto(9).
Tralasciando gli altri simulacri destinati alla venerazione nelle chiese cittadine, non si possono non citare le diverse edicole votive dedicate alla Virgo Dolorosa poste in città. Sotto l’Arco Caputi vi è un’edicola che ospita un’immagine della Vergine con le braccia incrociate sul petto trafitto da una lunga spada, in largo Le Croci vi è, invece, un’immagine dipinta in cui la Vergine è avvolta in un grande manto azzurro dal quale fuoriesce la spada profetizzata, in via Caprera vi è invece una cappellina edificata a devozione di Corrado Ciliberti nel 1802, che ospita un quadretto della Madonna in lacrime con le mani che stringono un candido fazzoletto bianco.
Interessante è anche la statua vestita della Madonna Addolorata, venerata nella cappella cimiteriale della Confraternita della Purificazione – Addolorata. La Vergine che porta stavolta i capelli castani sciolti sulle spalle, ha la bocca socchiusa che sembra far trapelare il suo lamento di madre, distrutta dalla morte del figlio prediletto e ha le mani strette in un intreccio doloroso(10).
Note
↩1 | V. Pellegrini, Ruvo e San Rocco, Terlizzi, 2007, p. 24 |
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↩2 | F. Di Palo, La statua del Trasporto di Gesù al Sepolcro “Otto Santi”. La storia, in Confraternita Opera Pia S. Rocco, Otto Santi. Storia e Restauro, Terlizzi, 2000, p. 15 |
↩3 | G. Villani, A. Marinelli, La Confraternita del Purgatorio, Terlizzi, 2008, p. 138 |
↩4 | Archivio Confraternita Purgatorio, Patrimonio, Inventario, 1913 |
↩5 | F. Lauciello, La Madonna del Pozzo e la Congrega del Purgatorio, Terlizzi, 2015, p. 9 |
↩6 | Archivio Confraternita del Purgatorio, Pratiche Relative al Culto, Comunicazione dell’11 Aprile 1911 |
↩7 | S. Summo, Le Diocesi di Ruvo e Bitonto durante il Pontificato di Pio XI (1922-1939), p. 261 |
↩8 | Ivi, p.273 |
↩9 | F. Di Palo, Cielo e Terra, Terlizzi, 2007, p. 205 |
↩10 | L’abito che attualmente indossa è il vecchio abito della Madonna Desolata portata in processione dalla Confraternita il Venerdì di Passione (si ringrazia Domenico Tambone). |