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Speciale Centenario: Il culto ai SS. Medici tra i ruvesi a Genova. Una storia di fede ed emigrazione.

Finito il secondo conflitto mondiale, la situazione lavorativa di molti giovani del Sud Italia era a dir poco tragica. Le pochissime fabbriche uscite indenni dalla guerra erano già colme di manodopera e, d’altro canto, qualunque iniziativa imprenditoriale era smorzata sul nascere a causa dell’estrema povertà. Orde di giovani, quindi, sceglievano la strada dell’emigrazione in direzione dell’estero o, soprattutto, del nord Italia dove era attivissimo il cosiddetto triangolo industriale Genova – Torino – Milano. Anche Ruvo conobbe questo imponente flusso migratorio, tanto che in un decennio, tra il 1951 e il 1961, la popolazione subì un drastico calo pari a quasi un decimo. Tra i ruvesi emigrati nelle città del nord Italia e la “madrepatria” rimase forte il legame di sangue, tanto che, molti di loro, portarono in valigia non solo le foto di famiglia ma anche le numerose tradizione che da sempre hanno contraddistinto la vita sociale ruvese.

Significativo è, sotto questo punto di vista, il legame tra i ruvesi emigrati a Genova e la devozione ai Santi Cosma e Damiano tanto che, annualmente, una nutrita delegazione si portava a Ruvo nei giorni della festa per portare a spalla il simulacro e per donare ai Santi una nutrita somma di denaro raccolta tra i fedeli ruvesi e più in generale tra i devoti meridionali. Tale somma permetteva l’organizzazione a Ruvo di spettacoli pirotecnici a devozione dei fedeli residente nel genovese.

Dopo qualche anno la delegazione decise di festeggiare la festa a Genova-Sestri Ponente nella chiesa di San Giuseppe, con un quadro dipinto rappresentante i SS. Medici.

Il quadro benedetto e destinatario di una grande devozione, fu sostituito tra il 1959 e il 1960 dalla statua dei Santi, che fu ordinata e fatta pervenire da Bari su commissione di tutti i Ruvesi residenti a Genova che provvidero a raccogliere il denaro necessario. Promotori furono i signori De Venuto Rocco, Margiotta Raniero, De Leo Cosimo, Sgarra Michele, Scardigno Benedetto, Fusaro Antonio e Gattulli Giacomo, ora tutti scomparsi.

Nel 1981 il simulacro fu trasferito da Sestri Ponente a Genova-Sampierdarena nella chiesa di Santa Maria della Cella e, dallo stesso anno, nell’ultima domenica di settembre si celebra la festa con fiera e processione dei Santi per le vie della cittadina. La festa, col passare degli anni, è divenuta popolare tra le comuità meridionali che, grazie al grande eco che la stessa ha sui giornali locali, si ritrovano richiamando anche i molti pugliesi residenti nelle regioni limitrofe.

Accanto ai fedeli di origine ruvese, alla processione partecipano anche alcune confraternite della città dette “Casacce” che portano in processione straordinari crocifissi tipici liguri, decorati con le tre punte in oro e argento. I forzuti portatori chiamati “Cristesanti”, con i crocifissi in equilibrio, mimano acrobazie con allegri passi di danza, manifestando così la gioiosa devozione tipica della Liguria.

Ringraziamo, per quanto avete letto e per il contributo fotografico, il sig. Giovanni Fracchiolla, ruvese residente a Genova, che ha voluto raccontarci questa straordinaria storia di fede ed emigrazione.
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