La fiera di settembre, nota come “fiera di Sant’Angelo”, si attesta tra le tradizioni di più antica istituzione della città di Ruvo. Non sappiamo quando abbia effettivamente avuto origine(1) ma è noto che nel corso del tempo ha progressivamente assunto importanza nel panorama fieristico barese.
Le maggiori testimonianze sulla fiera ruvese si concentrano tra Ottocento e Novecento quando numerosi autori, non solo ruvesi, descrivono con dovizia di particolari la frequentatissima kermesse dedicata all’Arcangelo Michele.
Nel 1804 il Dizionario Geografico-Ragionato del Regno di Napoli di Lorenzo Giustiniani nella voce dedicata a Ruvo riporta che:
Vi si fa una fiera per tre giorni dal dì 27 settembre sino al dì 29, reggendo giustizia il mastro di fiera, che l’elegge la università. Vi concorrono molti dalla provincia, e fuori a vendere i loro animali, commestibili e varie altre merci. L’olio vendono a metro e a salma. Ogni 18 metri formano la salma di rotola 204.(2)
La fiera, come si evince, era gestita da un maestro nominato dall’Università. Ciò avvenne a partire dal 1798 quando, a seguito di controversie tra i Carafa e l’Università, l’Avvocato Fiscale Zurlo, delegato della Regia Camera della Sommaria, tolse al Duca la nomina del Maestro di fiera ed abolì il diritto plateatico ossia l’antico tributo per avere il diritto di esporre merci, in genere commestibili, sul suolo pubblico(3).
Nella corposa Monografia di Ruvo di Magna Grecia del 1857, il nostro concittadino Salvatore Fenicia, nel capo intitolato Arti, manifatture, commercio, racconta che
In ogni dì 27 settembre si apre un grande mercato, il quale dura tre giorni, e questo dicesi la fiera di Santangelo. Vi accorre gran numero di forastieri, e vi si vendono bovi cavalli mule asini pecore capre e quantità sterminata di porci. (4)
La fiera, con la sola indicazione delle date, è citata anche nell’Almanacco Reale del Regno delle Due Sicilie del 1841 e nel volume XXXIV degli Annali Civili del Regno delle Due Sicilie pubblicato a Napoli nel 1844 (lo stesso volume sottolinea che a Ruvo è stato concesso di tenere il mercato ogni primo lunedì di ciascun mese).
Si parla della fiera anche nella voce dedicata alla città di Ruvo della Corografia dell’Italia di G. B. Rampoldi, edita a Milano nel 1834, nella quale si dice solo che:
negli ultimi tre giorni di settembre si tiene una frequentata fiera. (5)
Nel 1852 il Cav. Gaetano Moroni Romano, secondo aiutante del Papa Pio IX, nel compilare la voce dedicata alla Diocesi di Ruvo del Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni riporta che
I suoi abitanti sono industriosi e commercianti e tengono negli ultimi di settembre annua fiera di 3 giorni frequentatissima. (6)
La più completa descrizione della fiera risale, però, ai primi anni del 900 ed è riportata nel volume, redatto in francese da Domenico Andrea Lojodice, dottore in scienze agricole, Paysan Cultivateur de Ruvo di Puglia. Riportiamo il passo, dal capo Récréations, traducendolo in italiano:
dal 27 al 29 settembre di ogni anno si svolge una fiera per animali e attrezzi agricoli. Questa è la Fiera di Sant’Angelo, durante la quale gli agricoltori acquistano gli animali di cui hanno bisogno per i campi di coltivazione e il raccolto successivo. La domenica, sul sito, c’è un piccolo mercato, principalmente per gli attrezzi agricoli e in particolare per i vomeri. (7)
Nel 1914, lo studioso molfettese Saverio La Sorsa compila un resoconto su fiere e i mercati in Terra di Bari, edito nella rivista Apulia. Sulla città di Ruvo riporta che:
aveva la fiera di S. Rocco, che durava dal 27 al 29 set tembre; non si conosce a che tempo rimonti l’autorizzazione; si ven devano solo animali da soma o da carne. Poichè ricorreva a tempo della raccolta delle uve e delle ulive, era molto accorsata di forestieri. (8)
L’evidente errore nell’intitolazione della fiera al santo di Montpellier, deriva dall’usuale sovrapposizione della fiera di settembre con i grandiosi festeggiamenti patronali di san Rocco. La festa in onore del santo, inizialmente programmata a inizio settembre, fu in alcuni periodi sposata alla fine del mese e abbinata a quella di santa Filomena. In tempi più recenti è stata collegata ai festeggiamenti in onore dei Santi Medici commemorati dalla chiesa il 26 settembre.
Da tutte queste numerose testimonianze emerge una fiera molto frequentata, anche da forestieri, durante la quale venivano venduti animali e attrezzi utili per il lavoro nei campi e che metteva in mostra l’industriosità e la capacità di negoziare dei ruvesi.
Oggi, la storica fiera di Sant’Angelo ha perso la sua originaria identità di fiera agricola legata al culto per l’Arcangelo. Si è, purtroppo, trasformata in un variopinto e a volte triste bazar di merci varie che necessità di un completo ripensamento, anche in un’ottica di promozione turistica.
Note
↩1 | V. Ricci, Ruvo Medievale, Terlizzi 2018, pp. 152-153 |
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↩2 | L. Giustiniani, Dizionario Geografico-Ragionato del Regno di Napoli, Napoli 1804, vol. 8, p. 86 |
↩3 | G. Jatta, Cenno storico sull’antichissima città di Ruvo nella Peucezia, Napoli 1844, p. 247-249 |
↩4 | S. Fenicia, Monografia di Ruvo di Magna Grecia, p. 55 |
↩5 | G. B. Rampoldi, Corografia dell’Italia, Milano 1834, p. 713 |
↩6 | G. Moroni Romano, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Venezia 1852, p. 345 |
↩7 | D.A. Lojodice, Paysan cultivateur de Ruvo di Puglia, Parigi 1908, p. 29 |
↩8 | S. La Sorsa, Le fiere ed i mercati in Terra di Bari, in Apulia, a. 5, fasc. 1, pp. 15–39 |