Storia

Speciale Templari a Ruvo/2: Rassegna di alcune ipotesi sull’ubicazione della domus templare di Ruvo di Puglia (di Vito Ricci)

Nel mio precedente intervento ho trattato della presenza templare a Ruvo di Puglia documentata dall’inizio del Duecento ai primi del Trecento. La documentazione è alquanta scarna e da essa si desume che i cavalieri rossocrociati ebbero a Ruvo un loro insediamento (domus o preceptoria) e molte proprietà fondiarie che a più riprese attirarono la cupidigia dei signori locali. Tali proprietà potevano arrivare sino alle pendici della Murgia (estensioni terriere coltivate a vigneto, oliveto e mandorleto con qualche eventuale masseria). Purtroppo i documenti medievali tacciono completamente circa l’ubicazione della casa templare nel centro peuceta, così come dei loro beni fondiari. Nel silenzio delle fonti, sono state fatte alcune ipotesi soprattutto sulla identificazione della domus templare.

Il Santuario di Calentano

Fu Bramato nel suo importate saggio (Storia dell’Ordine dei Templari in Italia. Fondazioni, 1991), riprendendo un articolo di un storico dell’arte tedesco (K. Weitzmann), ad affermare che la domus templare di Ruvo di Puglia forse era presso la chiesa di S. Maria di Calentano, ubicata a circa 8 Km dal centro. Lo studioso tedesco riteneva di attribuire ad un non meglio specificato maestro-pittore templare degli affreschi, difficilmente leggibili, presenti nell’abside dell’antica chiesa che si trovano nell’attuale sacrestia. Questo elemento, unito al ritrovamento di due croci patenti, la prima su un architrave presente negli ambienti del complesso e l’altra sulla porta d’ingresso al Santuario, ha portato ad affermare con certezza che la chiesa di S. Maria di Calentano era templare, come si può anche leggere su un opuscolo realizzato qualche anno fa dalla Proloco. Tale ipotesi è stata riportata di recente da G. Caldarola nel numero 4 del 2011 nella rivista della Proloco “Il Rubastino” in un articolo sulla storia di Calentano. Bisogna notare come gli storici locali, prima della pubblicazione di Bramato, mai avevano posto in relazione Calentano con i Templari. In tal senso Pellegrini in Sguardo retrospettivo: annotazioni su S. Maria di Calentano e S. Maria delle Grazie, 1973 e sempre dello stesso Autore la prima edizione di Ruvo Sacra del 1970, mentre nella seconda edizione del 1994, di tre anni successiva a quella di Bramato, riporta la presenza a Calentano di croci patenti da lui definite templari). Ritengo piuttosto riduttivo e semplicistico attribuire con approssimata certezza la chiesa di Calentano ai Templari basandosi sulle indicazioni di Bramato, rivelatesi spesso imprecise o errate, e dimostrò come tale ipotesi è del tutto implausibile. Inoltre la presenza di croci patenti non è sempre collegabile in modo esclusivo con l’Ordine templare; c’è anche da chiedersi a quale periodo storico esse risalgano e tale argomento non è stato al momento mai trattato.

L’affresco di S. Maria di Calentano

La prima attestazione della chiesa di Calentano risale al 1173: in un atto di compravendita è citata una «terra cum olivis ecclesie sancte Marie Calentani». La località è denominata Calentano ed appare ben distinta da Ruvo, era un casale rurale di questa cittadina, sorto probabilmente nell’Alto Medioevo a seguito della diffusione del fenomeno delle chiese rurali. G. Jatta afferma che il casale di Calentano fu assegnato da Carlo I d’Angiò con privilegio del 26 settembre 1269 a Rodolfus de Colant, feudatario di Ruvo, come compenso dei «grata, grandia et accepta servitia» prestati alla Corona. Tuttavia nel privilegio riportato da A. Jatta figura soltanto la donazione del «castrum Rubi cum foresta», ma suppone che il casale di Calentano rientrasse tra le pertinenze di Ruvo e che quindi fosse attribuito al de Colant. Se così fosse la chiesa di S. Maria, che doveva far parte del casale, non poteva appartenere ai Templari, visto che ne disponeva il sovrano angioino. Non si può assolutamente pensare ad una spogliazione del casale da parte di Carlo I d’Angiò ai danni dei Templari, visti gli ottimi rapporti intercorsi tra la corte angioina e l’Ordine. Contro l’ipotesi che la domus templare rubastina fosse presso la chiesa di S. Maria di Calentano vi sono altri elementi: nei documenti del 1204 e 1205, ricordati nel precedente articolo, si dice chiaramente che la casa templare era a Ruvo (Giovanni Salvagio, l’ufficiale a capo della casa rubastina, è definito «Rubensis domus sacre templi preceptoris» e «magistro domus Rubi»,) se fosse stata a Calentano sarebbe stato riportato chiaramente che la domus era in questa località menzionata sin dal 1173; inoltre sappiamo che la maggior parte dei beni templari, dopo la soppressione dell’Ordine, passarono ai Giovanniti, che tra l’altro erano presenti a Ruvo (una domus è attestata nel tardo Trecento), ma la chiesa di Calentano non passò mai all’Ordine ospitaliero né ebbe mai legami con lo stesso, come dimostrano i documenti pubblicati da A. Jatta. Inoltre sembra anche improbabile che i Templari non avessero la propria fondazione nel centro urbano attraversato da una importante arteria stradale come la via Traiana. Tutte le precedenti valutazioni mi hanno portato a ritenere infondata l’ipotesi di individuare la domus templare di Ruvo presso S. Maria di Calentano.

Non bisogna tirare in ballo neppure l’Ordine teutonico con S. Maria di Calentano come fa V. Pellegrini in una sua pubblicazione sull’argomento menzionata in precedenza; questo Autore interpreta il frate Andrea menzionato nell’epigrafe del 1433 murata nella sagrestia come proveniente da Corneto, località ove l’Ordine teutonico aveva un’importante casa, e ritiene che il frate fosse un cavaliere di tale Ordine, mentre il Magister Palma riportato sempre nell’epigrafe, viene identificato dal Pellegrini con un Gran Maestro dell’Ordine teutonico. Inoltre lo studioso ruvese ipotizza dei legami tra Calentano e S. Leonardo di Siponto, anch’essa appartenuta ai Teutonici, a causa della presenza di un affresco di S. Leonardo, santo caro a tali cavalieri. Queste ipotesi purtroppo non trovano conferme nella documentazione dell’Ordine teutonico in Puglia nel XV secolo e dagli studi compiuti da H. Houben, storico dell’Università del Salento, che si è occupato ampliamente dell’Ordine teutonico nella nostra Regione: Calentano non compare mai tra le grancie di tale Ordine, né a Siponto, né a Corneto-Torre Alemanna, così come non esiste alcun Gran Maestro di nome Palma. Relazioni con l’Ordine militare sono da escludere anche in base ad un documento del 1460, edito da A. Jatta, nel quale è menzionato Jacobo de Hasti priore Sancte Marie de Calentano che non sembra essere un cavaliere teutonico.

In tempi più vicini a noi Pina Catino (http://www.ilportaledelsud.org/torre.htm), un’artista

La Torre- bussola- osservatorio, sec.XI-XII, della masseria fortificata dei Fenicia di Ravello (foto di Pina Catino)

fotoreporter, vorrebbe individuare l’ubicazione della casa templare presso una torre (datata da lei al XI-XII secolo) all’interno della masseria fortificata dei Fenicia di Ravello, giustificando l’ipotesi con la posizione della torre che permetteva il controllo su un vasto territorio e serviva per studi astronomici. Mancano in tal caso riscontri documentali, né tanto meno nella torre vi sono elementi che lasciano pensare all’Ordine templare. Se può essere plausibile la funzione di avvistamento, sempre del tutto improbabile quella di osservatorio astronomico, semplicemente per la circostanza che la maggior parte dei Templari non avevano un elevato livello di istruzione e non avevano padronanza dello studio degli astri; molti erano poco istruiti, non conoscevano il latino, ed erano di estrazione contadina. L’Autrice inoltre commette l’errore di attribuire l’insediamento di S. Maria di Sovereto (Terlizzi) ai Templari, quando invece apparteneva agli Ospitalieri. Anche l’ipotesi della Torre-bussola-osservatorio all’interno della masseria Fenicia, seppure suggestiva, mi sembra abbastanza altrettanto improbabile.

In un prossimo intervento proporrò un’ipotesi che con E. A. Serafino ho esposto al XXVIII Convegno di Ricerche templari tenutosi nel 2010 ad Anghiari in provincia di Arezzo.

Vito Ricci è uno studioso del fenomeno templare nelle regioni meridionali e degli Ordini religioso-militari, membro della Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani (LARTI), socio fondatore dell’Associazione del Centro studi normanno-svevi, è autore del libro “I Templari nella Puglia medievale” per le “Edizioni dal Sud” (2009). Dal 2006 ad oggi ha partecipato con interventi sulla presenza templare in Puglia a conferenze, convegni e seminari.

Click qui per il precedente intervento:  La presenza templare a Ruvo di Puglia

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