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Lo Spirito Santo discende sui santi Cleto e Rocco. I patroni minori di Ruvo in una tela di Chiavari

La Città di Ruvo nella Vecchia Calabria onora San Cleto come suo Tutelare e suo Padrone e crede secondo una tradizione antica che S. Cleto essendovi andato mentre ancora viveva San Pietro o poco dopo la sua morte nelle sue scorse Appostoliche vi convertisse alla fede di Gesucristo la maggior parte degli Abitanti e ne fosse il primo Vescovo o per lo meno l’Appostolo prima di ascendere alla santa Sede(1).

Fu descritta così dal padre gesuita Giovanni Croiset l’antica tradizione che pone san Cleto al principio dell’episcopato di Ruvo di Puglia, città in cui viene onorato come patrono minore insieme al francese san Rocco. Se quest’ultimo ha avuto nei secoli un culto universale, grazie alla sua fama quale protettore degli appestati e dei viandanti, san Cleto non ha avuto uguale sorte, nonostante sia stato il terzo Papa dopo san Pietro e san Lino.

Nelle chiese ruvesi sono numerose le raffigurazioni del pontefice, protagonista di tele, statue, dipinti e oggetti liturgici, ma nel resto d’Italia la sua figura è poco ricordata(2).

Lo Spirito Santo discende sui santi Cleto e Rocco. Chiavari (Ge) – tratto da www.beweb.chiesacattolica.it

Appare interessantissimo, per la particolarità del soggetto, un dipinto conservato nella chiesa di Sant’Andrea Apostolo a Rovereto di Chiavari, in provincia di Genova. Sul primo altare a sinistra è esposta la grande tela ad olio raffigurante Lo Spirito Santo che discende sui santi Cleto e Rocco. L’opera raffigura i due santi in adorazione della colomba dello Spirito Santo che illumina i loro volti con raggi luminosi. Un angelo mostra un cartiglio con l’iscrizione “AD VOSTRAM CUSTODIAM”, esplicativo dell’intento devozionale dell’opera. San Cleto, in genuflessione, veste il manto papale, riccamente decorato, stretto al petto con una spilla e alle mani ha guanti rossi, come nella statua lignea del Purgatorio a Ruvo. Alla mano destra ha due anelli mentre con la sinistra tiene un libro semiaperto. Gli attributi papali, come accade in parte nel dipinto della Gloria di Maria nel santuario della Madonna delle Grazie a Ruvo, sono tenuti da un angioletto che stringe la tiara e la ferula con croce tripla, prerogativa papale. Il viso, incorniciato da una folta barba, è rivolto allo Spirito Santo mentre la bocca è socchiusa, pronta a ricevere i doni dell’Altissimo.

Pare quasi meravigliato il vicino san Rocco che, in abiti da pellegrino e con la borraccia al bastone, porta una mano al petto indicando il cuore. Pronto ad inginocchiarsi, mostra tramite un’apertura nel mantello la piaga della peste sulla gamba, ben indicata dal muso del cagnolino, onnipresente nell’iconografia rocchiana. L’abito povero di san Rocco fa da contraltare alla ricchezza del romano pontefice, simboleggiando l’universalità dell’opera salvifica del Signore.

La scena si svolge in un paesaggio appena accennato, incorniciato da un tendaggio rosso tenuto aperto da un puttino riccioluto: alcune colline verdeggianti si scorgono all’orizzonte e, nell’estrema sinistra, si intravedono le mura di una qualche cittadella fortificata.

L’opera è ascrivibile alla scuola genovese di Domenico Piola(3), prolifico e longevo pittore barocco le cui opere sono disseminate in numerose chiese di Genova e provincia(4), ed è databile alla seconda metà del Settecento(5).

Reliquiario di San Cleto. Chiavari (Ge) – tratto da www.beweb.chiesacattolica.it

La presenza dell’opera nella chiesa di Chiavari è riferibile alla scoperta, avvenuta nel 1724, di alcune reliquie di san Cleto poste dietro l’altare maggiore(6). Le reliquie erano conservate in un reliquiario d’argento del 1624(7) e consistevano in un brano del cranio e in piccole osse delle mani e de’ piedi(8). L’altare dedicato ai due patroni minori di Ruvo fu eretto successivamente a questa scoperta e, in quel periodo, fu commissionata l’imponente pala che ancora oggi si ammira.

Sebbene quest’opera non abbia nessi diretti con la città di Ruvo, rappresenta un’occasione per ricordare l’immenso patrimonio artistico che la Chiesa ha prodotto nei secoli e che oggi, grazie alle nuove tecnologie, diventa universale e apprezzabile da tutti.

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Note

Note
1 G. Croiset, Esercizj di pietà per tutti i giorni dell’anno: Aprile, Venezia 1762, p. 432
2 Un excursus sulle opere cletiane a Ruvo e in Italia è stato proposto in C. Cipriani, La santità nell’ombra: il culto e l’iconografia di San Cleto, in Studi Rubastini. In Nomine Sancti – Patroni e Protettori a Ruvo di Puglia, a cura di C. Bucci, Terlizzi 2016, pp. 49 e ss.
3 F. Burlando, Rovereto e il suo territorio, Genova 2012, p. 63. Si ringrazia il dott. Ferruccio Burlando per le indicazioni fornite
4 Su alcune opere di Domenico Piola si consulti il seguente saggio: http://www.palazzochigiariccia.it/img/dipinti_inediti_barocco_romano/pdf/PIOLA.pdf
5 Diocesi di Chiavari, Inventario dei Beni Storico Artistici, scheda 3DG0001, compl. A. Avena – Si ringrazia don Francesco Isetti per aver gentilmente fornito la scheda d’inventario
6 Altre reliquie del corpo di san Cleto erano custodite nella chiesa del Purgatorio a Ruvo e nella Cattedrale di San Sabino a Bari. Secondo la tradizione, il corpo di san Cleto fu deposto in Vaticano accanto a quello del suo predecessore san Pietro.
7 F. Burlando, Rovereto e il suo territorio, cit., p. 107
8 A. e M. Remondini, Parrocchie dell’Archidiocesi di Genova. Notizie Storico-Ecclesiastiche. Regione Quarta, Genova 1887, p. 135. Si ringrazia Giancarlo Morettini della Biblioteca Universitaria di Genova per aver fornito le fotoriproduzioni del volume

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